costituzione di fonti di benessere, di reddito e di lavoro, permanenti. La :ollaborazione potrebbe concretarsi sul piano finanziario, cioè con partecipazione regionale all'impresa di-industi:ializza-zione del-petrolio:dell'ENI., attraverso lo strumento della Società Finanziaria Siciliana, senza impegnarne però tutte le disponibilità; poichè deve·essere ben chiaro che anche in Sicilia l'ENI è chiamata ad assolvere, al di là deHe sue posizioni aziendali (che non devono però essere compromesse da una manifesta antieconomi- :ità dell'iniziativa) la sua funzione istituzionale pubblica. Alla Regione, anche se la tendenza di politica economica fosse basata .;u. di. un principio astensionistico (cioè di lasciare operare, senza indirizzare, le forze 'economiche esistenti sul mercato), la collaborazione sarebbe imposta dalla stessa organizzazione verticale che l'ENI intende dare alle me attività, che ingigantendosi potrebbero dar luogo a spiacevoli ripercus5ioni politiche. Infatti, la prospettiva di una cessione da parte dell'ENI, con contratti trentennali, del petrolio di Gela a società chimiche o elettriche pri- . vate, esiste solo teoricamente (forse è verificabile effettivamente solo in càso di esuberanza effettiva della disponibilità di materia prima. ma limitatamente al campo energetico), per cui il petrolio di Gela potrebbe avere limitati effetti moltiplicativi se l'ENI stesso non interviene. Questa è una considerazione realistica, qualsiasi possa essere il giudizio su questa situa~ zone dato dai liberisti oltranzisti o dagli statalisti per principio. 7. Il secondo convegno di Gela, sostanzialmente, fu imperniato su questa considerazione; e, annullando il dualismo tra Gulf-Italia ed ENI, ::sso non ha voluto sospingere la prima ad interventi diretti nell'industria jerivante dal petrolio; ma le ha lasciato il compito di propulsione indiretta, evitando nello stesso tempo in tal modo un ritardo nella realizzazione :li programmi indus.triali utilizzanti il grezzo di Ragusa. La politica petrolifera nei confr~nti della Gulf deve esser~, in ultima analisi, diretta essenzialmente ad ottenere una maggiore estrazione di petrolio con ritmi produttjvi pari alle necessità nazionali e regionali e non ,oggetti a rallentamenti pregiudizievoli, per cause estranee al nostro Paese e>vveroper stretti criteri aziendali a raggio internazionale. Ogni riduzione dei ritmi produttivi, infatti, è perdita netta per la Regione, sia in royalu'es che in I.G.E., sia, in termini economici più generali, in disponibilità energetiche e di materie prime per .ie altre iniziative industrali. Su questo punto [97] Bibliotecaginobianco
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