se permette a<l un pubblico di afle'zionati di"'tènersf al corrente della produzione drammatica annuale, approfondisce· ogni anno di più la frattura tra_ le manifestazioni teatrali ed il grosso pubblico. Per il fatto poi che l'ente organizzatore (l'Azienda Autonoma Cura Soggio1no e Turismo) concede alle compagnie - per la buona ragione che paga. con i soldi dei contribuenti - assicurazioni serali molto più alte di quanto nessun impresario oserebbe offrire (e talvolta notevolmente superiori al valore commerciale degli spettacoli), è accaduto che, stabilizzatasi sempre più l'iniziativa, sempre minori complessi hanno raggiunto, al di fuori del festivaì ufficiale, negli stessi mesi primaverili od in altre stagioni, la città napoletana. E le eccezioni riguardano, quasi totalmente, formazioni dialettali. La « Stabile di prosa città di Napoli», affidata quest'anno, dopo una triennale, disastrosa esperienza, alla direzione di Giulio Pacuvio, ha per molto tempo raggiunto o~iettivi opposti a quelli che avrebbe dovut0 proporsi . . Molti tra coloro che, giovanissimi o meno, si sono avvicinati per la prima volta al fatto teatrale assistendo :1 rappresentazioni come « Il Colonnello Bridau » o « Terra Sconosciuta » nelle edizioni date dal « piccolo » napoletano, devono aver provato tale delusione da rinunciare definitivamente a riavvicinare una tale forma di spettacolo. Le rappresentazioni della «Stabile» cui si è assistito in questo scorcio dì stagione sono apparse, sul piano formale e tecnico, certo superiori a quelle cui si era abituati. Ma continuano, purtroppo, a riscuotere pochissimi consensi di pubblico e pochi di critica, per quotidiana che essa sia. Codesti spettacoli denotano, in sostanza, la quasi assoluta carenza di idee e di programmi precisi. E, quindi, la mancanza cli una scelta nella politica teatrale da perJ seguire. Per ultimo: l'attività del Teatro San Ferdinando. Dove, iniziata e condusa frettolosamente, per ragioni industriali validissime, una esperienza ed un programma che veramente avrebbe meritato di godere degli appoggi comunali e statali (come si ricorde1à l'atteggiamento dei notabili della ufficiale cultura drammatica partenopea, patrocinato dal Commissario Prefettizio, dott. Correra, fece naufragare il progetto che voleva affidata a Eduardo de Filippo la direzione della Stabile napoletana), si è tornati ad un repertorio e ad una politica teatrale particolarmente popolare. Il pubblico, continuamente e intelligentemente stimolato, mostra di reagire in maniera positiva. Al lume di una esigenza che deve essere obiettivamente riconosciuta fondamentale per la riaffermazione del fenomeno teatrale (« solo a contatto del maggior pubblico, e nell'interesse di questo pubblico, potrà spontaneamente nascere quel rinnovamento estetico del teatro, nelle sue forme e nei suoi contenuti») può facilmente dirsi che la politica delle organizzazioni teatrali napoletane è, in massima parte, malamente incamminata. [.79 J Bibliotecaginobianco
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