La situazione non è migliorata negli anni success1v1 (1954: 3472 contro, ~34: 1955: 3411 contro 200)-, durante i quali~ se sono aumentate, assai mode~ stamente, le rappresentazioni nel capoluogo campano,· son risultate zero in Basilicata, Calabria e Sardegna. Conviene aggiungere, inoltre, che il circuito teatrale più vasto esistente nel nostro paese (quello dell'E.T.I.) controlla, sui venti in tutt' Italia, solo dueteatri nel Mezzogiorno e nelle Isole: il Piccinni di Bari ed il Verdi di Salerno. È noto, a chi segue _specificamente il problema, che da lustri, talvolta da decenni e decenni, agli abitanti di buona parte del ·Mezzogiorno <l"ltalia e delle Isole manca la possibilità di assistere, in loco, ad una qualsiasi, decenterappresentazione di prosa e che i molti teatri comunali esistenti uelle varie, cittadine meridionali risultano abbandonati o ignominiosamente adattati a cinematografi; che le compagnie di giro appena di qualche importanza ritengono non dico Catanzaro o Cosenza o Reggio Calabria ma anche Napoli o Bari o Catania « piazze » da escludere dal proprio itinerario, in quanto asso~ lutamente passive; non ostante lo Stato preveda, per questi « giri », particolari provvidenze. Questa, assai in breve, u~a situazione che converrà illustrare minutamente al ·più presto. Situazione, a migliorare, se non a sanare, la quale, potrebbero contribuire certamente i « Teatri Regionali » ed il « Teatro del Mezzogiorno » previsti dal progetto di legge compilato da Paolo Grassi e Giorgio S.trehler, essendo l'iniziativa dei teatri stabili (di Bari e Palermo) miseramente fallita: per ragioni ovvie. Improntate come erano, quelle iniziative, a criteri falsamente culturali e lontanissime dalle esigenze di un pubblico, il più vasto possibile, da riconquistare. Conviene, intanto, esaminare più da vicino la situazione del teatro di prosa nel capoluogo della regione campana. Come numero di rappresentazioni Napoli - anche se a grande distanza dalle altre due città - è risultata, negli ultimi tre anni, al terzo posto della graduatoria nazionale, dopo Milano e Roma. La notizia può sconcertare e va_ subito chiarita aggiungendo che, tranne casi sporadici, l'attività teatrale napoletana è tutta condensata in tre iniziative: gli spettacoli della « Primavera napoletana della prosa », le rappresentazioni dello « Stabile di prosa Città di Napoli » e le recite della « Stabile del Teatro San Ferdinando ». Altre attività sarebbero, d'altro canto, difficilmente possibili mancando sale <li spettacoli atte a riceverle. Risultano in disuso, o utilizzati come cinematografi, i teatri .Bellini, Aurora, Diana, Politeama, Sannazaro, Acacia, Fiorentini. La « Primavera napoletana q.ella prosa», varata sei anni or sono ad imitazione del festival bolognese, può considerarsi esperienza positiva soltanto in apparenza. Sostanzialmente, limitandosi la manifestazione ad ospitare - ognuno per due o tre giorni al massimo - i maggiori complessi di prosa italiani, f78] Bibliotec·aginobianco
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