Nord e Sud - anno VI - n. 52 - marzo 1959

piuttosto su indicazioni generiche e, come tali, non del tutto convincenti (per essere, cioè, vicino a zone residenziali previste; per essere gradite alla iniziativa privata, ecc.). Qui occorre ricordare che con la legge del 29 luglio I 957 si è voluto « dirigere » la localizzazione delle industrie con alcune norme che non trovano applicazione nel territorio delle grandi città e delle quali si dovrà tener conto nella definizione dei piani intercomunali. In questa sede tutto il problema delle zone industriali va riesaminato, dopo uno studio più organico ed approfondito. Opportuni sembrano le considerazioni ed i giudizi espressi su di un'altra attività napoletana alla quale, a torto, si è voluto dare nel recente passato un'importanza sproporzionata alle sue effettive possibilità: vogliamo riferirci al turismo, sul quale la Relazione così si esprime: « nessuno pensa ovviamente che la rinascita di Napoli debba consistere nel suo avvenire turistico, perchè è certo che una città tanto popolosa non può fare del turismo la fonte di vita nè esclusiva nè principale della sua vasta popolazione; ma è altrettanto sicuro che da un'attività turistica integralmente organizzata e meglio. favorita Napoli può trarre-non poche risorse <li vita e di progresso economico» (Vol. I - pag. 200). Ed anche qui, perchè queste frasi non restino nella loro enunciazione vaga e generica, occorre riferirsi sempre alle concrete possibilità della politica di sviluppo prevista dal Piano; dalla quale soltanto potranno attendersi migliorate condizioni dell'ambiente napoletano, indispensabili per un incrementato movimento turistico, sia quantitativo che qualitativo. Appena accennate invece le previsioni sulle zone da destinare all'artigianato ed alla piccola industria (Vol. III - pag. 39), alle quali occorrerà dedicare maggiore attenzione, trattandosi di problemi che interessano parte notevole delle forze cli lavoro napoletane. Quando si sono acce_ttate le impostazioni economiche e sociali di una pianificazione che non può avere altro fine che quello di trasformare la struttura di parte della popolazione, le soluzioni che ne conseguono debbono essere coerenti con l'impostazione data. Ed è qui appunto l'aspetto contraddittorio del Piano che, mentre in linea di principio sostiene una tesi, in realtà propone soluzioni che portano a conclusioni diverse, se non addirittura opposte. Ciò dicendo intendiamo riferirci a quella parte del Piano che riguarda il decongestionamento del centro urbano. V'è contraddizione tra la diagnosi cli un male ed i mezzi predisposti per curarlo: la diagnosi, cioè, di un organismo gravemente ammalato, per la evidente sproporzione tra la dimensione demografica e la struttura produttiva, ed i mezzi che sono stati effettivamente previsti dal Piano, che invece di curare il male lo aggraverebbero. Questi mezzi non sono, in realtà, quelli indicati nella Relazione a ~tampa, [68] Bibliotecaginobianco

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