parabili, all'economia napoletana, che non ha avuto la necessaria ·diréttiv::i tecnico-amministrativa, proprio nel periodo di più intenso sviluppo edilizio e quando si era tentato di attuare a Napoli una politica d'investimenti per crearvi le infrastrutture e gli impianti fissi indispensabili al suo progresso economico e sociale. Occorre, poi, tener presente che sono ancora disponibili fondi assegnati con la Legge Speciale del 9 aprile 1953, e che altre provvidenze saranno pros: simamente disposte a favore della città. È evidente che questi mezzi dovranno essere utilizzati seguendo criteri ed indirizzi dettati dalla civica Amministrazione attraverso lo strumento più idoneo - perchè organico e completo - che è appunto il Piano Regolatore Generale. D'altr~ parte, qualunque possa essere il ritmo delle costruzioni, l'attività edilizia statale, sovvenzionata, privata non potrà essere ancora disciplinata (in verità, solo formalmente) con il Piano Regolatore del l 939 e con il Regolamento Edilizio del 1935, non sempre tra loro concordanti e sulla cui inefficienza si espresse già nel febbraio del 1950 il Consiglio Superiore dei LL.PP. Di qui la necessità di nuove norme, per:evitare che anche nel futuro la speculazione ed il disordine continuino ad essere, come per il recente passato, i soli ed incontrastati motori <lell'urbanistita napoletana. · ·· "A questo punto è lecito domandarsi: ha il nuovo Piano Regolatore soddisfatto queste esigenze, non soltanto nel senso di aver sostituito qualcosa al nulla, nel ·qual caso la risposta sarebbe senz'altro affermativa, ma nel senso di :rappresentare uno strumento efficiente, realistico, concreto, e quindi accettabile, senza eccessivi sacrifici e transazioni, in una parola da parte delle forze vive'ed operanti della città? Sono, poi; le sue manchevolezze - inevitabili ir.. un elaborato così impegnativo e di così vasta portata - tali da poter essere sanate durante l'iter al quale il Piano sarà sottoposto, sia pure dopo una rapida rielaborazione, oppure bisognerà trasformarlo radicalmente, il che vale quanto dire respingerlo? A questi interrogativi tenteremo di dare una risposta nella presente nota~ limitandoci per il momento all'esame delle impostazione generale del Piano e di quelli che sono stati i suoi criteri informatori, specie di carattere ecpnomico-sociale, nonchè delle programmazioni e delle norme urbanistiche che ne sono derivate. Se, a dare risposta al primo dei nostri interrogativi, fosse sufficiente quanto è scritto nei quattro volumi della relazione a stampa (che, tra l'altro, non concorda con i grafici pubblicati a norma di legge), bisognerebbe dire che i vari aspetti della situazione napoletana sono stati considerati dagli estensori del Piano con una visione realistica, giacchè essi hanno potuto affermare: « che non vi può essere una soluzione urbanistica dei problemi di questa. . [661 Bibliotecaginobianco
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