dell'Irpinia, delle alte valli del Sabato e del Calore, del medio ed alto Sele, dell'Alta Irpinia, dell'Appennino Foggiano, di Buccino, del Vulturc, dell'Alto e medio Agri, dell'Alto e medio Sinni e la zona montana di Potenza). A proposito delle zone attive sono possibili una se~ie di considerazioni. I. - Esse sono ristrette per superficie, poche di numero, tutte eccentriche rispetto alla gran massa dei territorii interni del Meridione, senza organica connessione fra loro. IL - Esse rappresentano aree di sviluppo quasi sempre relativamente recenti; non sono cioè'-. fatta eccezione, in sostanza, della sola zona napoletana - prosecuzione e trasformazione di antiche e storiche attività, rna r~ppresentano, invece, o (come Crotone) una rottura con il loro passato o ( come nel. caso di Pescara) un felice ed originale germoglio. III. - Esse non presentano tutte, al momento attuale, un'eguale forza ricettiva, nel senso che per alcune la loro «attività>> scaturisce da una situazione ormai satura (ad es., Napoli), per altre da una situazione ancora largamente dinamica (ad es., il Tavoliere Centrale). Nel primo caso si ha un attivo che rappresenta la differenza fra una cifra relativamente bassa di iscritti ed una cifra relativamente ancor più bassa di cancellati; nel secondo caso entrambi questi valori relativi sono più alti. IV. - Il loro complesso, dal punto di vista geofisico, non permette di ipotizzare in senso assoluto l'antitesi fra Meridione « attivo » e Meridione <<passivo>>come antitesi fra zone meridionali di pianura e zone meridionali che tali non sono. Benchè il profilo orografico del Meridione sia oltremodo tormentato; benchè - tranne che per una parte della Campania e tranne che per la Puglia - di vere e proprie pianure non sia anzi addirittura il caso di parlare; e benchè tali condizioni naturali esercitino una forte azione negativa sul popolamento (offrendo scarse risorse ad una popolazione in costante incremento, rendendo oltremodo difficili e costose le comunicazioni, separando nettamente il versante tirrenico da quello jonico-adriatico), cionondimeno l'elemento geografico rappresenta soltanto una ulteriore complicazione rispetto al dato primario rappresentato dalla insufficienza e dalla arcaicità della struttura produttiva del Mezzogiorno. Le zone attive del Meridione sono, infatti, quelle in cui naturalmente o (come, per lo più, nel '[55] Bibliotecaginobianco ,
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