Nord e Sud - anno VI - n. 52 - marzo 1959

Così definito l'oggetto 9i nostro più immediato interesse in fatto di migrazioni meridionali, css9 c,i è apparso qualificato da una serie di attributi, per la maggior parte di carattere limitativo. Innanzitutto, dal punto di vista della consistenza quantitativa. Per l'unico anno di cui avevamo. a disposizione i relativi dati -· l'anno 1955- l'indice di mobilità territoriale delle popolazioni meridionali all'interno dell'area n1eridionale attingeva il basso livello dell'l,47 1~, poco più della metà dell'analogo indice dell'Italia centro-settentrionale (2,47 %) e meno anche dell'analogo indice delritalia insulare (1,78 %). Si aggiunga· a ciò che una percentuale altissima dello stesso movimento all'interno del Meridione (il 66,17 %) si aggira nell'ambito della stessa provincia. Ciò significa che il movimento è dovuto prevalentemente all'attrazione dei centri amministrativi: non scaturisce, cioè, dalla vitalità o dallo sviluppo economico di una parte di ciascuna provincia, bensì dal fatto che le esigepze dello stato moderno, nazionale ed accentratore, hanno localizzato in alcuni centri una certa rete di servizi e ·di uffici e con ciò stesso vi hanno determinato il costituirsi di forze di richiamo alle quali le depresse aree circostanti si mostrano molto sensibili e di cui abbiamo già cercato di definire la dinamica. Ma l'aspetto più interessante delle nostre ricerche è stata la individuazione delle zone in cui si articolano, con varii e spesso contrastanti carat~ teri, le d,iverse correnti delle migrazioni meridionali. Abbiamo potuto distinguere in sostanza tre gruppi di zone: il primo, formato dalle zone che denunciano una eccedenza anche lieve di iscritti sui cancellati (sono la RiYiera napoletana, la piana del Sele, la zona di Salerno - Pontecagnano F., ia Conca di Cosenza, la Piana di Crotone, il Litorale lucano, il Tavoliere centrale, la Zona da Atri a Francavilla); il secondo formato dalle zone che denunciano una eccedenza contraria anche forte, ma in cui si sia avuta in complesso una percentuale di iscritti superiore al 15%, perchè in tale caso è da presumere che si tratti piuttosto di « zone di smistamento » che di zone di vero e proprio e semplice esodo (sono i Comuni vesuviani, la Valle del Tusciano, le zone V e VI della pianura Campana, l'agro di Brindisi, il Tavoliere settentrionale, il Basso Molise, le Colline Teramane, il Medio ed alto Pescara); [53] Bibliotecaginobianco

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