Nord e Sud - anno VI - n. 52 - marzo 1959

dei confini che dovrebbero separare in modo netto la religione dalla sùperstizione. Tale incertezza è tanto maggiore quanto più arretrate sono le campagne da cui provengono gli inurbati. E pertanto è più che lecita la domanda di cui si diceva, se cioè la causa, o una delle cause, della scristianizzazione delle città, e specialmente delle banlieues, non si debba ravvisare proprio nell'arretratezza civile delle campagne. Vi sono anche studiosi di parte cattolica che si pongono questa domanda -edanno ad essa una risposta affermativa. Così, il padre Lebret,direttore di un « Centro di studio dei complessi sociali>>, in un libro pubblicato -con l'imprimatur delle gerarchie ecclesiastiche, denuncia quei ·cattolici bempensanti che << quando assistono all'esodo rurale cercano di combatterlo moraleggiando sui pericoli della città e sulle necessità di difendere il fondo familiare, mentre si tratta di urbanizzare le campagne o adattare dei poderi più estesi alle condizioni economiche dei villaggi meccanizzati~ (2); e un altro sacerdote francese, lo Schmitt Eglin, a condusione di una scrupolosa inchiesta sull'urbanesimo nella regione parigina, e « sull'impetuoso processo di scristianizzazione che ne deriva», ha notato che tale processo « ha la sua origine nel fatto -che la popolazione delle campagne ha vissuto fino ad oggi la religione in forma soprattutto sociologica, come un complesso di convenzioni, cerimonie e superstizioni (processioni, feste del patrono locale, e via dicendÒ), e non alla stregua di una esperienza interiore e persona!e ». Ciò è tanto vero che, sempre in base alle ricerche dello Schmitt Eglin, a Parigi sono « i bretoni, cioè gli immigrati in arrivo da una regione oltremodo arretrata, che forniscono il maggior numero di adererni alle associazioni atee >> (3). Ora, se si può pervenire a una affermazion,e come questa per quanto riguarda Parigi e la Bretagna, a maggior ragione vi si può pervenire se si prendono in considerazione Torino e le Puglie, Roma e le Calabrie: perchè in certe province contadine del Mezzogiorno d'Italia il « complesso di convenzioni, cerimonie e superstizioni» segna l'arretratezza della vita civile, e· della stessa vita religiosa, più che in ogni altra regione europea; (2) Citato da Giorgio Sansa, in un <t servizio » da Parigi, sul « Corriere della Sera » del 6 agosto 1958. e) Cfr. GronGIO GRANATA: La campagna turbata, in « Nord e Sud », n. 38, gennaio 1958. 'f 33] Bibliotec~ginobianco

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