Nord e Sud - anno VI - n. 52 - marzo 1959

trice (governo Pinay) e di rovesciare così, rapidamente, l'indirizzo della politica del paese, uscito progressista e riformatore dalla Resistenza. È difficile stabilire se, e in che misura, il paese fosse sensibile alla polemica laica in cui si esauriva tutta l'azione dei socialisti. È però certo ché il paese aveva ben altri problemi e ben altre preoccupazion_i e, in ultima analisi, non si riconosceva nella Camera uscita dalle elezioni del 1951: una Camera conservatrice eletta con una netta maggioranza di voti di sinistra. I socialisti, abbacinati dal problema della laicità della scuola, in fondo lieti di trovarsi all'opposizione e animati dalla speranza di vedere l'MRIP annegarsi tra i moderati, non seppero e non vollero porre il problema, certamente molto più sentito, della rispondenza del paese legale al paese reale. Che cosa chiedeva il paese reale? Niente di preciso. Ma c'era uno stato di insofferenza, di disagio, un desiderio di cambiamento che la crisi spaventosa delle campagne e la fiscalità che colpiva il piccolo commercio rendevano sempre più acuto. In condizioni normali, cioè in una vera democrazia politica, questo disagio della provincia si sarebbe risolto in una evoluzione del personale parlamentare e nella sostituzione, nei collegi più toccati dalla crisi, di uomini nuovi ai vecchi parlamentari, magari all'interno di una stessa formazione politica. Era, invece, questa, un'operazione impossibile: la legge del 1951 non soltanto imponeva una camera prefabbricata, ma sanciva la permanenza del personale parlamentare. Gli elettori non potevano validamente esprimere le loro preferenze per un candidato piuttosto che per un altro all'interno di una stessa lista: perchè i1 1 voto di preferenza potesse giocare a favore <li un candidato era necessario che la metà più uno dei votanti di una lista si fossero pronunciati per un unico candidato. Altrimenti, veniva eletto il primo della lista e, a seconda dei quozienti, gli altri candidati, nell'ordine stabilito dalle direzioni dei partiti. Le liste erano dipartimentali. È noto che la Francia è composta di quarantaseimila comuni, quarantamila dei quali sono inferiori ai mille abitanti, e venticinquemila forse inferiori ai cinquecento abitanti. La stragrande maggioranza dei paesini francesi costituiscono delle minuscole comunità economiche di fatto: in genere, non ci sono, nei villaggi, due beccai, ce n'è uno solo, c'è un solo giornalaio, un solo alberghetto, un solo caffè, un solo notaio, un solo avvocato, perfino un solo insegnante, una pompa [18] Bibliotecaginobianco

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