Nord e Sud - anno VI - n. 52 - marzo 1959

nivano convertiti, e si ponevano, al ritorno in patria, perfino in contrasto coi padri e coi loro colleghi di lavoro: Durante la guerra d'Indocina, le « sezioni psicologiche» dell'esercito s'erano viste private di una parte dei risultati che si erano proposte di conseguire dal fatto che il reduce veniva introdotto automaticamente nelle associazioni combattentistiche. Queste associazioni, composte in maggioranza da reduci della prima e_della seconda guerra mondiali, non sensibili alle nuove dottrin~ dell'esercito e dirette da elementi anziani, limitavano, e a volte riuscivano a soffocare, lo slancio dei giovani congedati di fresco. A ciò riuscivano però sempre più difficilmente per due ragioni: 1) .perchè i nuovi iscritti aumentavano ininterrottam~nte e nel 1954 già costituivano il 50 per cento degli effettivi delle diverse associazioni; 2) perchè la crisi delle strutture del paese era evidente e si aggravava ogni giorno creando f~:>rtdi isagi politici e alimentando risentimenti s~:>eialiE. , se, gli anziani controllavano le associazioni per una specie di diritto acquisito, essi. rimanevano praticàmente inerti, incapaci di avvertire l'importanza del processo che si sviluppava sotto i loro occhi e che si caratterizzava, soprattutto, in un desiderio di riforma radicale del paese all'insegna dell' << ordine », dell' « unità », della « modernità ». I giovani, sensibilizzati dai comandi militari, avevano delle idee e avevano qualcosa da dire, gìi anziani si contentavano delle parate del 14 luglio e riposavano tranquilli al riparo delle loro abitudini e della loro fondamentale indifferenza. All'inizio del 1957 la situazione era la seguente: due milioni e mezzo circa di reduci acquisiti alle dottrine dell'esercito si lanciavano all'assalto delle associazioni combattentistiche e riuscivano in poco tempo ad assicurarsene in gran parte il controllo. I reduci disponevano ormai di uno strumento di azione e di pressione, uno strumento ideale che consentiva il ricatto patriottico e paralizzava praticamente qualsiasi resistenza. Non si saprà mai se sia esistito, e se abbia avuto una efficacia pratica, un collegamento qualsiasi tra le « sezioni psicologiche » dei comandi militari e le associazioni di ex combattenti. La nostra impressione personale è che un contatto organico è mancato: noi descriviamo, schematicamente, situazioni e processi che in verità sono stati enormemente complessi, spesso contradditori, a volte disordinati. Di sicuro c'è che l'esercito ha seguito una linea di forza e che nel 1957 i soldati in congedo costituivano una 1141 Bibliotecaginobianco

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