nerale Zeller, attualmente capo di stato maggiore dell'esercito, che stabilì il principio della « guerra totale », nel senso che essa impegna, anche se si tratta di azioni coloniali, non soltanto i corpi armati, ma tutta la nazione, ed esige perciò l'assoluta unità del paese al servizio dell'esercito. Nel '47 la macchina funzionava perfettamente: la metropoli inviava nell'esercito giovani inermi e imprepàrati, l'esercito li plasmava, non tanto in funzione della lotta ai guerriglieri, ma in funzione dell'influenza che i soldati, ·una volta tornati a casa, avrebbero esercitato nella metropoli. Le difficoltà, le sconfitte, le umiliazioni, i contrasti fra stati maggiori e governi, le prudenze del Parlamento, il tatticismo dei partiti, la demagogia dei comunisti, tutte queste cose, abilmente sfruttate dai comandi, convincevano il soldato della necessità di eliminare i comunisti, di far piazza pulita dei partiti, di << camb~are il sistema ». Ogni insuccesso in Indocina, in Tunisia, in Marocco, in Algeria veniva imputato alla metropoli: ai comunisti come a Pléven, a Mendès-France come al marxismo, a Le Monde come alla stampa in generale. È il processo classico, di cui questa volta si servivano consapevolmente e sistematicamente i comandi: il processo del combattente che si sacri.ficaal fronte, mentre la metropoli discute, sperpera e si diverte. Così, fin dal '49, si cominciò a parlare in Francia delle gesta dei « re: duci dall'Indocina», i primi squadristi di questo dopoguerra: degli operai, degli studenti, degli impiegati, dei contadini per.fino, che, partiti scontenti e inconsapevoli del compito loro affidato, tornavano amereggiati, esasperati; acquisiti a un « dinamismo permanente», che non li faceva rifuggire dinanzi a prospettive di violenza, e guadagnati alla fede, divenuta~ fanatica in alcuni di loro, della forza delle << minoranze attive». Un libro dello scrittore Anselme, uscito nell'estate del '57, descriveva lucidamente questo fenomeno: questi stessi soldati che, prima di raggiungere l'Algeria, avevano protestato, a volte avevano fermato i treni nelle stazioni,. avevano perfino disertato, tornavano a casa oltranzisti, tendenzialmente razzisti, insofferenti dell'ambiente in cui dovevano rassegnarsi a vivere tutta la vita, desiderosi di riformare la nazione per liberarla dai comunisti, dai partiti, dai tradimenti. Il Partito Comunista ha dovuto constatare che anche i giovani cresciuti in famiglie «sicure», acquisiti in partenza all'infl.uenzza, sia pure indiretta, dell'estrema sinistra, in Algeria ve- '[13] Biblioteca_ginobianco
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