.di un'opera incompiuta), spesso, dicevo, la parola è inferiore all'insieme della pagina, che ha, invece, una sua spinta interiore per una narrazione sempre ispirata che eleva e puri.fica: perchè letterato raffinato e ricercato no, ma scrittore vero il Tornasi lo è, in quanto narratore vivo -e creatore di una umanità calda e sensibile. E a questa sua vena sincera di narratore egli è fedele dalla prima all'ultima pagina del romanzo che si accentra tutto nella parabola ampia dello svolgersi e maturarsi del protagonista, il principe Fabrizio. La storia ha inizio. al tempo dello sbarco di Garibaldi in Sicilia e si chiude nel 1910. Don Fabrizio è un principe siciliano, bellissimo, di aspetto imponente, di vecchia casata, che dalla madre tedesca 11a ereditato una tendenza viva all' astrazione e dal padre siciliano una certa faciloneria e sensualità. È uomo colto che si diletta di studi di astronom~a, e in questi :studi trova molte soddisfazioni private e non pochi riconoscimenti pubblici, ·ma nello stesso tempo è amante della vita e -degli amori. Ha figli dei quali non si gloria (l'unico a lui caro si è allontanato), -e ha un nipote, Tancredi, per il quale, invece, sente un attaccamento singolare, misto di ammirazione e di protezione, affetto e sorpresa per lo spettacolo che que- .sti continuamente gli dà di buon adatta• mento alla vita. Il principe Fabrizio è, in realtà, uno scontento, un disilluso, e vede nel giovane Tancredi un'energia che lo affascina, un interesse alla vita e una ,capacità di afferrarsi ad essa e di conquistarla che in un certo senso lo riempie di ,curiosità e lo lega al giovane fino al punto da sacrificargli la felicità della figlia per rendergli più agevole il cammino per una migliore realizzazione di sè stesso: Tancredi ha bisogno, infatti, non di una donna fine e sensibile, come è la piccola Concetta, ma di una donna ricca che possa aiutarlo a inserirsi nella società che conta nei nuovi tempi che si vanno ora delineando, mentre nuovi uomini che ·vengono dai ceti più bassi· ascendono al potere, con furbizia e avidità, sostituendosi alla vecchia nobiltà che va sempre più decadendo per esaurimento interno più che per una vera e propria rovina e dilapidazione di beni. La moglie di Tan• credi sarà la figlia di uno di questi nuovi ricchi e don Fabrizio assisterà e proteggerà il concludersi di questa alleanza con la giovane Angelica, che d'altra parte è bellissima e sa bene usare questa sua bellezza, ed è pronta ad assimilare le buone -maniere della nobiltà, della quale desidera· ardentemente venire a far parte. Il principe assisterà e aiuterà il nipote, ammirando e attendendo da buono e ironico spettatore al compiersi degli eventi, egli che è scettico su tutto, e non crede molto nè al passato, nè all'avvenire, prevedendo la catastrofe e il distruggimento di ogni cosa, e vedendo solo la labilità di ogni sforzo umano. Alla fine della vita, al momento di morire, farà il bilancio: su settantatrè anni ne salverà solo tre, tre soli realmente vissuti, per gli altri settanta, dolori, la noia li hanno riempiti tutti. La trama è tenue, tenuissima, ma quale verità nello studio dei caratteri, nella evocazione dei sentimenti, nella percezione delle sfumature, delle situazioni, Sedara, Angelica, Stella, la piccola mogVe del principe, e padre Pirrone, e Tumeo [123] Bibliotecaginobianco
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