Nord e Sud - anno VI - n. 52 - marzo 1959

to a noi il conforto di poter riscontrare che ancora esiste la capacità di interessarsi e appassionarsi ad uno scrittore che sappia dare buona prova di sè. Nondimeno non si può fare a meno di pensare che non poco abbia contribuito ad accendere l'interesse il modo del tutto inconsueto con il quale il libro è giunto alle stampe: per vie misteriose e segrete, e improvvise, delle quali narra, con quel garbo che gli I è proprio, Giorgio Bassani nella prefaz10ne. L'autore Giuseppe Tornasi di Lampedusa non aveva mai pubblicato prima, nè si era mai fatto conoscere negli ambienti letterari (vi era capitato una sola volta a Viareggio, quando aveva accompagnato il cugino Lucio Piccolo per un premio letterario, ed allora era stato notato per la sua signorilità e per il suo silenzio). Il dattiloscritto fu dato, nella primavera scorsa, al Bassani, che iniziava una collana di libri presso l'editore Feltrinelli, quando l'autore era morto da pochi mesi, e fu dato senza alcuna notizia precisa. Fu solo dopo la lettura del dattiloscritto che Bassani, interessatosi ad esso, si procurò presso la famiglia i chiarimenti essenziali. Tornasi di Lampedusa era nato nel 1886 a Palermo, ed era morto nel luglio del '57, il romanzo era i'unica opera compiuta che lasciasse, ed era stato scritto nel giro di un anno, tra il '55 e il '56, sebbene da più di vent'anni egli dicesse di voler scrivere un romanzo storico ambientato in Sicilia all'epoca dello sbarco di Garibaldi a Marsala, e imperniato sulla figura del bisnonno Giulio di Lampedusa, astronomo. Lasciava ancora qualche racconto inedito (uno solo, I gattt.ni ciechi, è ·stato pubblicato sull'Espresso), e qualche saggio sulla letteratura francese. Aveva molto coltivato lo studio delle lettere, ma si ·era anche molto interessato a cose militari, era stato, anzi, ufficiale effettivo fino al '25, aveva partecipato alla prima e alla seconda guerra mondiale, ma sia durante il fascismo che dopo non aveva mai preso parte alla vita pubblica, passando molti anni all'estero. La lettura di un romanzo scritto negli ultimi anni di vita, a circa sessant'anni, da un autore che mai prima si era dedicato alla narrativa, ha aperto una serie di interrogativi sullo scrittore, e soprattutto ha imposto con più urgenza la necessiti\ di ambientarlo, donde i moltj e molti richiami fatti da più parti ad autori ·nostrani e stranieri, richiami al Dc Roberto, al Brancati, al Nievo, a Jovine, a Proust, a scrittori americani e inglesi più recenti; ma, in realtà, tutti questi richiami non scoprono una vera affinità di ispirazione, non caratterizzano meglio il Tornasi, bensì in un certo modo dicono la misura dell'uomo e dello scrittore, e il conto nel quale dobbiamo tenerlo. In questo senso possiamo aggiungere agli altri il nome di Bacchelli, del quale il Tornasi sembra voler riprendere la larga vena descrittiva, l'amore del particolare storico che diviene caratteristica umana del personaggio, che si trasforma in determinata atmosfera, paesaggio vivo ed espressione arti.stica di uno stato d'animo, che diviene insomma il tempo poetico del romanzo. Eppure, a differenza di Bacchelli, il T omasi non è scrittore << letterato », e dobbiamo dire che spesso il tono cade, la parola non è sorvegliata e ricercata come dovrebbe (forse anche per un mancato ritorno dell'autore sul testo che ha molte caratteristiche (122] Bibliotecaginobianco

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