Nord e Sud - anno VI - n. 51 - febbraio 1959

· · Ma questi schieramenti politici che si sono venuti determinando, sia sulla politica finanziaria dei Piano - coraggiosi inv·estimenti o cauto conservatorismo -, sia sui rapporti fra scuola di Stato e scuola privata, non· sono casuali; essi hanno dietro di sé u11a tradizione storica che gioverebbe ripercorrere per intendere a pieno il loro valore; ed inoltre sono più omeno comuni ai vari paesi europei, in cui il travaglio delle strutture scolastìche presenta analogie con quello italiano. Appoggiandosi a due recenti volumi, quello più volte citato del Borghi e La scitola italiana dal 1870 ai giorni 1iostri di Dina Bertoni J ovine (Editori Riuniti, Roma, 1958), riesce agevole illuminare di prospettiva storica proprio il dibattutissimo problema dei rapporti fra scuola privata e scuola di Stato e le sue implicanze politiche. In: realtà, lo sviluppo della scuola privata nel secondo dopoguerra, di cui si, è fatto cenno più su, non è stato che l'ultirno slancio di un processo· iniziatosi ai princip1 del secolo e dovuto, bisogna riconoscerlo, alla insufficienza della classe dirigente liberale. Buon giuoco ha così la Bertoni J ovine nel pronunciare la condanna della politica scolastica di Croce, Gentile, Lombardo Radice, Codignola, avente come comune denominatore la formula « poche scuole, ma buone>>, e che di fatto significò il progressivo indebolimento della scuola statale a vantaggio di quella privata. Essi « partivano dalla persuasione che il pericolo del clericalismo fosse ormai scomparso e che non si dovesse più temere una politica di monopolio confessionale sulla educazione. Ma alla base della loro azione c'era anche una profonda sfiducia nel governo; sfiducia che risaliva all'esperienza della politica giolittiana dei grandi compromessi. Essi erano persuasi che il governo non avrebbe mai saputo risolvere la questione scolastica con una azione energica e coraggiosa, facendo uno sforzo di bilancio per dare alla séuola i mezzi necessari per svilupparsi in relazione ai bisogni concreti della popolazione. E questa convinzione lj portava a rinunciare da un lato· ad ogni pressione seria sulle classi dirigenti per un mutamento sostanziale della loro politica, dall'altro a ricercare le ragioni del grande afflusso di studenti di ogn.i ordine di istituti. In quell'afflusso essi non seppero vedere che aspetti negativi, la corruzione stessa della scuola» (p. 227). Tutto ciò si doveva dimostrare profondamente errato, d'accordo. Ma quali erano le voci, e soprattutto le forze, degli oppositori? Se· si toglie il volume di Rodolfo Mandolfo del 1922, La libertà della scuola. Esa1ne di Stato, e qualche intervento di Ordine nuovo, in cui del resto i socialisti erano i primi a [94] Biblioteca Gino Bianco

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