Nord e Sud - anno VI - n. 51 - febbraio 1959

trico - del quale scorgiamo con chiarezza i pericoli -; ma questa l~ea <Ì è dettata dalla consapevolezza che in una situazione come quella italiana ,odierna, e per noi fanno testo proprio le cifre e i dati della relazione. del .Mulino. s,\lo lo Stato sia in grado di offrire serie garanzie di quell'incre- ·mento qualitativo e quantitativo della cultura che è nei voti di tutti, cattolici e laici Scuola di Stato deve cioè per noi significare s~uola di libertà, .e ci pjacc riportare, ancora dal recente volume di Borgl1i, queste definitorie proposizioni: non si possono « considerare pubbliche quelle scuole, ·anche .se gestite dallo Stato, che prescrivono agli insegnanti una dottrina ufficiale da inculcare ai loro discepoli. La scuola pubblica è la scuola di tutti, scuola di libere e aperte comunicazioni, non la scuola che trasmette certezze, ma -quella che educa al comune discorso e alla ricerca collaborante » (p. 304). È questo, a nostro avviso, il terreno d'intesa sul quale possono muoversi tutte le forze democratiche senza alcuna preclusione, e che può inoltre . determinare alleanze e schieramenti comuni, là dove sembrano a prima ·vista di più difficile attuazione. Si pensi all'intervento di La Malfa al convegno del Mulino, e alle sue dichiarazioni sulla reperibilità dei fondi per il piano decennale della scuola e, per converso, alla linea comune che si è venuta a creare fra la destra democristiana, per bocca dell'On. Pella, e Ìl . P.L.I. a proposito della inattuabilità finanziaria del piano. Al di là di ogni polemica pedagogica sul « capovolgimento » dei tempi ·del piano decennale, è questo della irreperibilità finanziaria certo l'argomento numero uno dei suoi avversari. Ed è argomento che sembra tr~vare un numero crescente di sostenitori, compreso, recentemente, lo stesso senatore Paratore, uno dei più autorevoli esponenti di quella Commissione Finanza e Tesoro del Senato, che rappresenta la prima tappa dell'iter parlamentare del Piano. Ma è argomento che non regge. Anche restando fedeli ai princip1 dell'eco11omia classica - ed è una concessione ad abundantiam -, e quindi accettando per vera la totale saturazione della voce •« uscita >> del bilancio dello Stato, la assoluta necessità di risolvere il problema nella scuola non è in alcun modo sminuita. Se lo Stato non riesce a trovare nuove fonti di entrata, dirotti una parte di quelli esistenti. Osiamo affermare, a rischio di apparire sgradevolmente cinici, che non v'è alluvione che tenga dinanzi alle tante centinaia ~i migliaia di ragazzi italiani che non hanno mai frequentato una scuola; o se son riusciti a frequentarla è stato per così poco tempo che ne hanno perduto il ricordo. [93] .Biblioteca Gino Bianco

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