jnferiore -, essa si rivela scarsamente funzionale per coloro che saranno .,costretti ad interrompere gli studi al_termine del sL10 triennio. Dall'altra parte, le varie scuole di avviamento, autentico vicolo cieco che solo l'indigenza può spingere a scegliere, e che si rivelano infeconde anche nella .stessa istruzion·e professionale, non essendo in grado di tenere il passo con i · sempre più veloci progressi della tecnica moderna. Non mette conto, infine, parlare della cosiddetta postelementare, che potrebbe addirittura essere definita un modo di raggirare la Costituzione. In questo settore è quin4i più che mai urgente un integrale rinnovamel)to. E, d'altra parte, i dissensi sulla natura della nuova scuola media inferiore sembrano ridotti al minimo se è agevole constatare l'identità, più che l'analogia, fra le tesi di un deciso laicista, com'è Lamberto Borghi, e quelle del Mulino. « La scuola per i ragazzi dagli 11 ai 14 anni dovrebbe .essere una scuola unitaria con un fondo di inseg11amenti comuni e_altri insegnamenti opzionali, tra i quali, ultimi il lati.rio>>. « Il latino cesse- -rebbe.così di essere il biglietto obbligatorio di entrata per gli studi superiori, com'esso è attualmente. Esso sarebbe insegnato a quegli alunni che, già nell'età dagli 11 ai 14 anni mostrassero preferenza e inclinazioni per gli Btudi classici, ma il suo inizio come materia fondamentale avverrebbe nel -corso classico della scuola secondaria superiore>> (Educazione e scuola nell'Italia moderna, La Nuova Italia, Firenze, 1958, p. 120). Il Mulino ha fatta propria questa tesi e non ha esitato dinanzi alle sue drastiche implicanze: « si potrebbe e dovrebbe togliere il latino dall'istituto magistrale e dal liceo scientifico». (Relazione introduttiva al IV Convegno A1nici e Collaboratori del Mulino, p. 19). Ma le ragioni che presiederebbero a questa seconda abolizione non ci pare che presentino quella robu~ta evidenza inerente alla prima, nella scuola ~e dia inferi ore, cioè. O almeno non sembra ·che lo siallo quelle addotte nella relazione del Mulino. « Anche qualora in questi istituti » - licei scientifici e istituti magistrali - « si studiasse il latino assai meglio di quanto attualmente non si faccia, quei fini d'ordine generale, a cui prima si accennava, non verrebbero ugualmente raggiunti. Jnfatti, senza greco, non vi è continuità organica e profonda col mondo .classico, il quale, nella sua espressione più matura, fu bilingue, come è stato bilingue ogni momento veramente grande della tradizione umanistica » (ibidem, p. 20). Noi pensian10 invece che - accettata l'osservazione di fondo s~lla compiuta co~tinuità, greco e latino, _dariservarsi al liceo classico ~ (90] Biblioteca Gino Bianco
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