II Tentiamo una distinzione netta tra i problemi. Ce n'e tino che riguarda la funzione degli intellettuali nella societa e, di riflesso, nella meccanica della vita politica; ce n' e uno che rigt1arda la loro responsabilità politica in quanto tali, cioe in quanto intellettuali, nell'atto di produrre o elaborare cultura. Credo che sia t1n grave errore confondere i due problemi come se si trattasse di uno solo cioe di fatti omogenei; e che proprio questo errore abbia funestato molti anni della no tra vita, appunto nel senso di cui parla Chiaromonte, cioe falsando e forzando le nostre convinzioni, danneggiando il lavoro critico e creativo, collocandoci alla retroguardia sia della cultura, sia della politica. Aggiungiamo che dei due problemi ci interessa assai 1)it1 il secondo'\ perchè pit1 vicino alla nostra con11)rcnsione ed anche all::i portata di una nostra eventuale rivincita alme110 sul piano individuale e 11azionalc. L' organizzazione degli intellettt1ali come forza 11olitica autonoma ra somiglia ad un'utopia plato11ica che nessL1npae~e 11a mirato finora a realizzare, e che f or e e ancl1c indesiderabile; ne ci embra l)oi tanto facile che i maggiori tra noi ricsc3no a balzare alla te ta tlei n1ovimenti, JJer aclclitare le mete a ge11erali bancl1ieri e sindacali ti, tuttJ ge11te cl1e li sollecitazioni culturali fa tranquilla1nent a meno. Interessi giganteschi sono i11gioco, raffinate tecnicl1e produttive e organizzative determinano la toria convulsa del ecolo lo stesso concetto tradizionale di cultura si va stravolgendo sotto i nostri occhi e dentro le 11ostre coscienze· figuriamoci se la corporazione intellettuale l1a una sola probabilita u mille di far udire la propria voce nel coro assordante dei missili intercontinentali e delle reciproche scomuniche! Nutrire illusioni in questo senso, significa condannarsi alla fine dei Mendès-France e dei Dossetti. Come uomini politici a nostro avviso, gli intellettuali l1anno nè più nè meno le stesse opportunita di tt1tti gli altri cittadini, destinati ad inserirsi positivamente nel processo se accetta110 le regole del giuoco, a farsene estraniare con l'aggravio del ridicolo se pretendono di alterarle partendo da posizioni moralistiche. Un esempio a contrario, in questo senso, non guasta: Roosevelt, che sotto tanti aspetti condivideva le opinioni di molti di noi e poteva considerarsi come l'esponente delle stesse esigenze che MendèsFrance si illudeva di tutelare, seppe riuscirvi proprio perchè accettò le [22] Biblioteca Gino Bianco
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