Nord e Sud - anno VI - n. 50 - gennaio 1959

il Yia alla pubblicazio11e dell'opera: senza ulteriori indugi e se nza tener conto di quel cl1e avrebbe fatto la Casa editrice sovietica. È noto altresì come a dar m~n forte ai dirigenti del PCI per cercare di indurre Feltrinelli a desistere dai suoi propositi, si sia110 mossi l'Ambasciata russa e il presiden te clell'Unione degli scrittori _sovietici, Surl<ov, ve11uto nel frattempo in Italia. Si giunse quindi da parte russa all'estremo te11tativo: nell'agosto del 1957, all'editore italiano viene recapitato t1n telegramma a firma di ·Pastemak così concepito: « Prego restituire il manoscritto, ritengo l'opera immatura ». Tuttavia il romanzo fu pubblicato in Italia. · A nostro avviso quelli che addebitano all'editore l'infrazione delle norme che regolano i rapporti con lo scrittore, possono richiamarsi solo a questo ;-- - ' telegramma. È indubitato cl1e fino a quel momento i tentativi di pressione su J/eltrinelli furono esercitati da persone e da organi politici e di stato che non avevano nt1lla a che vedere con la persona di Paster!}ak~ Ci fu rono minacce e pressioni mo~ali . (110n era Feltrinelli un militante. di sinistra?) pubblicamente comprovate (l'intervista cli Surkov a Roma, ecc). lVIa a })art e ciò, l'ambigua doppiezza de~ gioco delle gerachie sovietiche è comprovata dalla circostanza che l'invito a ritardare l'edizione italia11a fino al settembre del 1957 (data che sarebbe stata fissata per la pubblicazione in Russia) aveva s olo lo scopo di rinviare all'infinito ogni iniziatiYa da patte italiana, o di !)ren der tempo, dato che già in precedenza, e precisamente nel settembre 1956 come poi si è s~puto, i redattori della rivista Novy ·Mir avevano scritto a Pasternak che era impossibile pensare che il romanzo potesse vedere. la luce in Russia, perchè tutto permeato di ideologia antisocialista ( « giacchè stiamo su tli una posizione nettamente opr)Osta alla vostra, noi naturalmente riteniamo che non si possa nemmeno parlare di una pubblicazione del vostro roma zo sulle pagine clella rivista N o-uy Mir » ). Ora è inconcepibile che il testo di questa lettera, che porta la firma di cinque autorevolissimi scrittori sovietici, no11 fosse noto alla Casa editrice di Stato e alle gerarchie sovietiche che per un anno hanno lasciato credere a Feltrinelli che il Dottor Zivago avrebbe visto la lt1ce in Russia. Al gioco delle autorità sovietiche l'editore italiano s entiva il dovere di opporsi per interpretare quella che egli sapeva la volontà dello scrittore. Sicchè di fronte al telegramma -- ricevuto, si badi be11e, quas i u11 anno dopo il responso del Novy Mir - era lecito chiedersi se esso rispecchiava davvero il pensiero e la volontà dello scrittore. Non v'erano fondatissi mi motivi, ma anche prove validissime che gli dicevano il contrario? Pubb licando, nonostante il telegramma, il romanzo in Italia, Feltrinelli deve av er ritenuto che cosi adempiva ad un preciso impegno contratto con lo scrittore e che non era mai venuto meno. Del resto non era difficile accorgersi che es igenze diverse, e cioè di utilità politica valutate dai dirigenti sovietici del momento, erano all'origine degli ostacoli che si volevano frapporre alla pubbli cazione del ro- [70] Biblioteca Gino Bianco

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