troverebbero mai posto le povere corrispondenze da l\1osca de l'Unità. e le impacciate contraddizioni dei « critici letterari » marxisti. Facciamo, in particolare, riferimento all'articolo con cui il ql1otidiano comunista accolse l'attribuzìor1e del premio Nobel a Pasternak. Tra un mare di oscurità e reticenze, l'autore trovava tuttavia il modo di affermare che Pasterna~ era, in fondo, autore da Premio Nobel, e quindi scrittore di indubbia statura; e ammoniva la cultura « occidentale » a non trarre troppo presto -affermazioni recise e con·clusioni affrettate circa il distacco dèfinitivo dell'autore dal tessuto della sua società. Non esagerate - diceva inso1n1na l'autore - nell'interpretare l'individualismo di Pasternak; dichiaratevi, a questo punt~, incompetenti, e lasciate la parola alla cultura sovietica per giudicare la vera natura della realtà espressa dallo scrittore. All'i11domani di questo articolo là cultura sovietica dava sul « caso Pasternak la risposta che tutti sappiamo ed incominciava il gran sile11zio della cultura con1unista italiana. • ENNIO CECCARINI I La colpa dell'editore L'invito della stampa democratica agli intellettuali comunisti perchè questi, sempre così sollecìti ad aprire dibattiti sulla condizione dell'uomo di cultura n~i Paesi capitalistici, facessero conoscere tl1tto il loro pensiero sul nuoyo « caso Pasternak », non sembra cl1e sia stato accolto con particolare entusiasmo dagli interessati. È detto i11 altra parte di qt1esta rivista come gli scrittori comunisti abbiano preferito osservare, sulla questione, la regola dtl silenzio, d'un silenzio imbarazzato e tuttavia, per chi non ignora gli obblighi i1nposti dall'ortodossia, eloquente: ta1ito più significativo se si considera che in. esso, nell'estraniarsi da un dibattito che dal piano della valutazione estetica di un'opera letteraria si è dovuto per necessità spostare a considerare il problema dell'ingerenza dello Stato nelle cose della cultura, può trovare estremo rifugio la moralità di quegli intellettualì, tuttora militanti nel PCI, che forse si erano veramente illusi, do1)0 il rap1Jorto Kruscev, di rompere il guscio dogmatico in cui alcuni di essi riconoscevano di essersi ri11chiusi per anni. ~1Ia la regola, ovviamente, doveva comportare qualche eccezione; o meglio, il privilegio del silenzio non poteva essere concesso a tutti. Dal momento in cui le autorità sovietiche hanno fatto di u1-i caso letterario uno « scandalo » politico, non poteva •mancare chi in Italia, per dovere di ufficio, venisse in loro aiuto. Ecco quindi Mario Alicata prendere la parola su l'Unità del 14 11ovembre per esporci il punto di vista del partito sul caso dello scrittore costretto a rifi11tare il Premio [66] Biblioteca Gino Bianco .
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