e il rancore dei politici, non ha la natura del libellista. È difficile strappare un uomo come lt1i, solitario e vulnerabile, alla sua penombra e soprattutto al rapporto con una terra e un cielo amati con una passione terribile e struggente ». Sono parole scritte nella terza pagina di un giornale sostanzialmente « di provincia», ma che co11solano davvero chi crede ancora nella funzione seriamente informatrice e di commento della stampa. Quelle parole sono percorse dallo stesso spi~ito delle altre che, sulla Stampa del 6 novembre, con la nota finezza, Piovene ha scritto « In difesa di Pasternak »: « Pasternak non ha rinnegato ii suo libro e non ne ha smentita una riga, ma contro tutti, gli si è dichiarato fedele; ... è rimasto fedele al senso della propria opera in cui, più forte delle critiche, è l'obbedienza al destino comune ... ed il rifiuto di dividersi da quel paesaggio naturale e umano acuì, malgrado l'ingiustizia subita, deve il meglio della sua opera, anzi è una cosa sola con la sua arte di scrittore ... Così Pasternak si è mostrato, oltre che un grande artista, un grand'uomo». Parole di questo genere, dopotutto, significano che, nei momenti di grallde emozione, una parte della stampa italiana è in grado di reagire con intelligenza, misur~ e civiltà. Indubbiamente positivo - passando alla stampa di partito - deve essere il nostro giudizio sull'atteggian1ento preso dai socialisti dell'Avariti! Sin dall'annuncio del conferimento del premio Nobel all'autore del Dottor Zivago la linea presa dal quotidiano socialista non è stata diversa da quella, già illustrata, della stampa democratica: « Il premio Nobel vuole anche testimoniare, indipendentemente dall'intenzione· artistica del romanzo, una superiore vittoria di chi non facilmente sa accondiscendere alle ragioni più serie del proprio scrivere, cl1e è poi del proprio vivere. Probabilme11te tutto ciò senza drammi singolari, senza opposizioni travolgenti: con l'aiuto <li 11na penna soltanto, di una testardaggine minuta, di una resistenza mediata ... In un paese (l'URSS) così facilmente incline a magnificare gli scrittori, la vita cli Pasternak è una lezione non indifferente ... », così scriveva l'Avanti!, a commento dell'annunciato conferimento del premio Nobel allo scrittore russo; qualche giorno dopo, commentando invece la notizia del rifiuto del premio stesso da parte di Pasternak, il quotidiano del PSI metteva in dubbio la sincerità di questo gesto e trovava parole molto aspre contro i dirigenti sovietici. Infine un lungo elzeviro di Sergio Anto11ielli (Avanti! del 9 novembre '58) impostava il problema definitivamente e lasciava intendere di voler chiudere il discorso una volta per tutte in modo che, sulle conclusioni, non vi fossero equivoci: « ••• cosa vorrebbero dunque le autorità sovietiche? Che si credesse a una rivoluzione senza peso di sangue, senza peso di dolore, senza sbandamenti e ritorni? A una rivoluzione paradigmatica, scientifica e disumanizzata? »; e giudicando la facoltà che ha il governo sovietico di privare lo scrittore ribelle del pane quotidiano l'Antonielli scriveva: « •.• agli occhi nostri ... essi (i dirigenti sovietici) . [64] Biblioteca Gino Bianco
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