tiche,- ma imponeva il giuclizio ·morale e politico) forse ·è per qùesto, dièevamo~ che le opinioni espresse s0110 sembra.te nettamente divise come in due campi distinti, a differenza di t111 anno fa..: E possiamo anche dire che, fatta la logica eccezione <lei comunisti _:. stancl1i peraltro e abbastanza silenziosi ...!.- le voci che abbiamo sentito levarsi intorno al << caso » Pasternak, hanno suonato concordi nella condanna dell'infan1ia commessa ai danni del· grande romanziere russo. Non è qui il caso di fornire 11n panorama dettagliato· della stampa italiana, 1na è certo che un comune deno1ninatore ha u11ito giornali e riviste degli indirizzi più vari, dall'Espresso) che, vedendo -nel romanzo di Pasternak la -garanzia che in Russia « qt1alcosa di nuovo sta per pre11dere forn1a, un nuovo modo di vedere la vita, uria nuova coscienza: .. », giudica il gesto violento del potere politico come un gesto di paura di quell'avvenire cl1e sta oscuratamente prendendo forma; al M orido che ha affermato cl1e « ... la gloria di Pasternak come uomo e come scrittore 11011dipende da nessun potere costituito e ·non può essere oscurata da nessuna forza al· mondo ... » ed ll'a impegnato, in un manifesto seguito da centinaia di 1 firme, « tutti gli uomini liberi a interrompere un qualsiasi rapporto co11le perso11e, le associazioni, le accademie e gli altri E11ti culturali dipendenti dallo Stato sovietico che si sono fatti pubblicamente persecutori di Pasternak »; ai quotidiani di -parte democratica (non vale certo la pena (li segnalare le proteste dei giornali q~alunquisti o neofascisti), Il Messaggero) Il Corriere ·della Sera, La Stampa) Il Resto,,.del Carlino~ che hanno tentato interpretazioni concordi dei successivi momenti in cui si è .I.. svolta questa amara vicenda, e quindi concordi ad es. nell'indicare le forzate ragioni di Pasternak e nell'affermare tuttavia che la penosa « autocritica cui Pasternak è stato costretto 11011attenua il valore della testimo11ianza umana che egli ci ha offerto prima che la macchina dello Stato totalitario riuscisse a soffocarne la voce » (Il Resto del Carlino del 9-XI-'58). È questo un punto~ quello della abdicazione di Pasternak di fronte alla violenza dell'apparato politico del suo paese, cl1e poteva anche prestarsi, da parte di giornalisti incauti e superficiali, a interpretazioni stonate, in cui cioè si mescolassero la deplorazione e la condanna dei metodi adoperati dalle autorità sovietiche al di~ spetto e alla delusione per la n1ancata resiste11za estrema dello scrittore. Bisogna dire, invero, che - a parte eccezioni di non grave peso, fra cui, più· grottesca nella sua forma paludata, una invidiosa ed acida tirata di Ansaldo su Il Mattino - la stampa democratica italiana ha trovato, per trattare questo ùifficile punto, u11a sensibilità ed una intelligenza che davvero la onorano.- Ha scritto ad es. Il Resto del Carlino) nell'articolo già citato: « Le brevi frasi ai giornalisti, il suo telegramma, la lettera a Krusciov sono di una rara bellezza e si contrappongono con la loro dignità pa~etica alle ingiurie oscene. Pasternak non vuole lasciare il suo paese e<l è veramente assurdo pensarlo in esilio, costretto anche per poco tempo a una parte di primo piano; non ha la· durezza . [63] iblioteca Gino Bianco
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