Nord e Sud - anno VI - n. 50 - gennaio 1959

la facoltà di diritto; sono in corsq di organizzazione le facoltà di economia 'comparata e di storia. Certamente il problema dell'università europea offre ampia materia di discussione. Due tesi stanno di fro11te ed hanno i loro c_onvinti fautori. La prima - appoggiata soprattutto dai tedeschi - tende alla creazione di una università di tipo classico, centralizzata, a tre cicli (propedeutico, di prepara-- zione alla licenza, post-universitario), e comprendente tutte le discipline. La seconda - che sembra essere più conforme allo spirito dell'articolo 9 del rrrattato dell'Euratom - mira alla creazione di una istituzione post-universitaria, la quale si limiti ad offrire ai laureati delle università nazionali un insegnamento complementare ed altamente specializzato nel campo delle discipline nucleari, tecr1ologiche ed economiche . . Nel luglio scorso una ventina tra professori, direttori di istituti europei e ~appresentanti di altre istituzioni internazionali di insegnamento superiore, espressame11te convenuti a Ginevra, non nascosero la loro ostilità alla prima soluzione che, a loro avviso, presenterebbe grossi pericoli. Il prof. Michaud ne elencò i pril?,cipali. Egli disse che u11a università europea di tipo tradi-- zionale e comprendente tutte le discipline rischierebbe: a) di essere un doppione delle università nazio·nali, perchè, sia per gli studenti che la freq11enterebbero, sia per le discipline insegnate, non potrebbe essere più europea delle· altre; b) di assumere, presto o tardi, un carattere politico, dal momento che i suoi sostenitori affermano spesso cl1e non basta istr11ire gli st1.1denti, ma che · bisogna. formarli ed inculcare in essi lo spirito europeo; un programma così concepito sarebbe incompatibile con. la tradizionale obiettività scie11tifica 11niversitaria; e) di favorire, nella migliore delle ipotesi, l'Europa dei « sei », perchè si sarebbe indotti a limitare il reclutamento degli studenti e dei professori ai soli paesi finanziatori, mentre una vera università « europea » non potrebbe permettersi di essere, per ragioni politiche e ad ogni 1nodo estranee alla scienza, meno aperta delle università nazionali; d) di essere una crea-· zione artificiosa, perchè istituita arbitrariamente in un paese scelto con criterio politico, e perciò le mancherebbero profonde radici culturali. · Tutto ciò non significa che il progetto per u11 istituto di cultura europea debba essere scartato; il gruppo di studio di Ginevra concluse che si dovesse organizzarlo ad un livello post-universitario. Denis de Rougemont, direttore del Centro Europeo della Cultura, così espresse il suo pensiero al termine dei lavori: « L'Europa ha bisogno di uomini cl1e siano il pit1 possibile specializzati e che contemporaneamente prenclano coscienza dell'insieme culturale ed u~ano in seno al quale le specializzazioni si sviluppano. Solta11to al livello delle ricerche superiori e di avanguardia, tanto importanti per mantenere l'Europa all'altezza della competizione mondiale, noi sostenian10 la 11ecessità di nuove forme di i11segnamento e di una collaborazione delle nostre migliori [60] Biblioteca Gino Bianèo

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