Nord e Sud - anno VI - n. 50 - gennaio 1959

del partito. Nla dopo Venezia e dopo le elezioni del 25 maggio, cl1e premiarono l'immobilismo del PSI, situazioni gravi sono venute maturando all'interno del Paese e in Europa: la crisi e la fine della quarta repubblica in Francia, l'aumentata pressione sovietica sulla Germania, la ripresa dell'offensiva delle destre che, prendendo a pretesto gli avvenimenti francesi, tendono al sovvertimento dellè istituzioni parlamentari in Italia. Di fronte a ciascuno dei problemi che sorgono dal maturare di queste situazioni l'osservatore consapevole dei pericoli che corre l'intero sistema democratico avrebbe desiderato che il PSI dicesse una parola responsabile, ma soprattutto che rivelasse subito la sua vocazione democratica e respingesse le posizioni equivoche. Invece si è visto il PSI prestarsi alle operazioni tipo Milazzo. Qualcuno potrebbe obbiettare che l'equilibrio clelle correnti ha paralizzato finora ogni movimento, e cl1e d'altra parte non era consigliabile per nessuno, 11eanthe per gli autonomisti, ~nticipare alla vigilia del congresso decisioni che implicassero una scelta tanto impegnativa: quella tra il massimalisn10 frontista e il gradualismo riformatore e, democratico. Intanto però, mer1tre il PSI attencle di risolvere le sue contraddizioni interne, la situazione generale italiana si deteriora. E non deve essere sfuggito a nessuno che la preoccupazione degli autonomisti di non prestarsi al ricatto della corrente massimalistica, che ha sempre in serbo per essi l'accusa, infamante presso la base, di « riformisti » e di « socialdemocratici », si è risolta in una tacita accettazione della politica imposta dai massi1nalisti, i quali per la crisi ìviilazzo come per altri problemi hanno obbligato il partito ad allinearsi sui comunisti, malgrado tarde e isolate resipiscenze. La verità è che il PSI l1a da, anti a sè il pericolo, qualunque sia l'esito del Congresso, di trovarsi costretto, J)er non aver superato antichi e recenti complessi, a fare suo malgrado del frontismo inconsapevole. V'è nel partito un gruppo agguerrito per il numero degii adepti e per le posizioni conquistate in alcuni degli uffici chiave dell'organizzazione, che potrà sempre giocare, co11tro ie •posizioni più valide, la carta dell'unità di classe, pur se verrà a trovarsi in minoranza. E potrà avere buon gioco nel paralizzare le inten_zioni autonon1istiche, nell'obbligare gli avversari a non tentare sortite sul terreno <li possibili nuove alleanze de1nocratiche, perchè potrà disporre dell'arma, risultata già efficacissin1a, del linciaggio morale. Di fronte a questa prospettiva noi ci rendiamo conto come potranno rientrare facilmente le buone intenzioni di t1omini cl1e nel passato sperimentarono in proprio certi metodi clella polemica comunista. Che i comunisti siano consapevoli dell'esistenza di questo « tallone d'.i\chille » del partito socialista è indubitato, ed è evidente altresì cl1e essi cercano di a<loperare anni adatte a colpire: tipiche, ·fra queste, le _tradizionali adunate delle organizzazioni unitarie di massa. Ancl1e se non • I incontrano più la fortuna di un tempo e non riescono più a recJutare le adesioni di « personalità » indipendenti, di « <lemocratici di sinistra » che .UQ._a [55] Biblioteca Gino Bianco·

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