Nord e Sud - anno VI - n. 50 - gennaio 1959

dal punto di vista dei risultati di graduale educazione di un nuovo personale politico che sembrano premere all'on. Malagodi, e che sono del resto nella logica di ogni politica a lungo termine. Un principio di dialettica, e dunque di concreta educazione politica, si è tuttavia venuto manifestando nei giorni del congresso. Una piccola rivista, Democrazi·a liberale, che si era schier~ta su posizioni di (< fronda », sia pure non del tutto chiare, rispetto a Im"ziati"valiberale, giornale ufficiale, e a Tempi' nuovi", altra rivista giovanile vicina alla segreteria uscente, non ha vista accreditata la sua delegazione al congresso. Ma leggendo gli interventi di Chianciano sono facilmente riconoscibili almeno due modi di intendere l'attuale linea antigovernativa, e i compiti della Gioventù Libe-, rale. Da una parte, si mira a farne la punta avanzata della lotta per sostituire i vecchi « notabili >> del centro ministeriale, o anche della destra estrema, con qualcosa di molto simile a un « apparato » (ma lo statuto del P.L.1. mantiene l'esclusione, peraltro non sempre osservata, dei funzionari dalle cariche direttive) più incline a sostenere organizzativamente la pqlitica di Malagodi che ad approfondirne il carattere. Dall'altra si tende a darne un'interpretazione, per così dire, <( da sinistra» e di carattere politico, che insiste pregiudizialmente sulla necessità di dare maggior respiro al dibattito interno. Così si sono sentiti commenti favorevoli alla tesi sostenuta da La Malfa all'ultimo congresso repubblicano, critiche dell'inerzia « rinunciataria» del partito verso il mondo sindacale e operaio e sul terreno del n1eridionalismo militante, interventi di acceso laicismo. Un dele- . gato del Sud ha chiesto che il partito faccia « più politica e meno economia»; altri hanno anticipato il richiamo fatto poi da Martino nel congresso degli « anziani » all'iniziativa presa anni fa ufficialmente dal P.L.1., su sua proposta, per un'intesa di « terza forza >> poi fallita, malgrado il consenso dei repubblicani, per il diniego della socialdemocrazia. Alla fine, la Segreteria è uscita da una lotta fra tre candidature. Più in là, allo stato delle cose, e in un'organizzazione ancora dominata dall'incubo che si formi una nuova « sinistra », era difficile andare. Ma è pur sempre significativo che non appena si scende a discutere nel concreto i problemi e i caratteri di una· politica di '<< conquista >> liberale, aperta a. tutti i ceti e a tutte le voci della vita nazionale, si rompano subito i troppo semplici e semplicistici schemi del « conservatorisn10 illuminato >>. [53] Biblioteca Gino Bianco

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