Malagodi ha parlato di una strategia di (< conquista >> liberale, da perseguire attraverso il dialogo con tutti i ceti della popolazione, e da sostituire . al pericoloso e inconsistente mito del e< recupero·>>di un presunto elettorato di convinzioni liberali già formate, ma sempre oscillante tra paura e protesta, tra la D. C. e le destre, al momento del voto; ed anche.di una << missione » liberale per l'Italia, simile a quella di Parigi per la cristianizzazione della classe operaia francese. Ma che strumento per un'azione di questa natura sia stato realizzato in questi anni da Malagodi, che pure all'ultimo congresso aveva ripreso con un certo coraggio l' « acuta e malinconica definizione di Cocco Orttl >>, sul P.L.I. come e< federazione di cabile>>, e insistito sull'impossibilità di limitarsi ad amministrare alcune posizio11i elettorali o ministeriali, spe- .randa di poter vivere di re11ditaalla giornata, vi sono forti ragioni di dubitare. Se si astrae dal sovrastare della sua personale autorità sull'intrico delle situazioni locali e dei notabili, e su quel che resta delle vecchie correnti, chi ha il senso di queste cose non ha potuto registrare al congresso sconvolgimenti di vasta portata nella tradizionale dedalea geografia interna del partito. C?n quali armi si ritiene di poter combattere, allora, per la « conquista >> dei nuovi ceti al liberalismo? >> Con tale prospettiva, intanto, la politica dei quadri seguita nel triennio sembra sotto più di un aspetto in diretto contrasto. Anche dove non sussistevano tenaci cristaìlizzazion_i locali, difficili da spezzare, ed anche in corrispondenza delle vampate elettorali òi Milano e di altri centri del Nord, il rinsanguaménto negli strati direttivi del partito è riuscito assai dubbio, e comunque circoscritto. Dal punto di vista qualitativo, la scissione radicale ha attratto in un primo te1npo soprattutto chi contava sul P.L.I. come partito della e< nuova destra >) e della restaurazione monarchica: più in là, via via che l'opinione pubblica prendeva coscienza dei caratteri del « nuovo corso », vi è stato un afflusso di gente nuova alla politica, sensibile a motivi di conservazione sociaie vissuti invero con certo semplicismo, ma assai meno partecipe dell'ardore dottrinario e delle ambizioni più lontane dell1 on. Malagodi . .Non a caso si è giunti a presentare una mozione in appoggio alle tesi di <<Concretezza>> per un monocolore_ democristiano sorretto all'esterno dai voti liberali e monarchici, mentre nessuno ha osato evocare il nome di Scelba, sia ·-puresolo a titolo di' simbolo àella lotta liberale contro l'indi- [49] Biblioteca Gino· Bianco I
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