Nord e Sud - anno VI - n. 50 - gennaio 1959

raiìeo e l'angusta visione di non so che saggezza della Francia provinciale e contadina, un contrasto che depotenzia la visione politica dei problemi. Còtnunque· ciò sia, è un fatto che la decisione di tornare all'uflinominalità è Stata, da parte degli uomini del ceto dirigente democratico, un grave errore. Non sappiamo se i Mollet e i Pflimlin ab·biano collaborato a tale scel- :ta ·o l'abbiano soltanto subita: probabilmente essi contavano sul fatto cl1e il toltlegio uninominale avrebbe non solo decimato la rappresentanza comu- 'fiista ma anche messo i~ gravi difficoltà l'estrema destra. Le forze tradizionali della vita politicq francese, essi pensavano, si sarebbero avvantag1giate di un~ prevedibile relativa stabilità di comportamento dell'elettorato e soprattutto della loro presenza organizzativa, della loro omogenea distribuzione su tutto il territorio nazionale, dell'essere, finalmente, rappresentati (e in qu~lche caso perfino sovrarappresentati) nei consigli comunali e provinciali. Non si è pensa.to, però, o non si è temuto abbastanza il fatto . che ·appunto il sistema uninominale avrebbe pott1to alterare ogni previsi9ne, quando si fosse pa~s~ti dai conti in percentuale di voti al calcolo qegli eletti: se era vero che t1na minima perdita· di velocità-dei riazionalisti si sarebbe trasformata in· un collasso, era, altresì, vero che· un minimo vantaggio sarebbe stato potenziato all'estremo dal sistema, e una buona affermazione si sarebbe tràsformata in una schiacciante vittoria. Ed è esattamente ·ciò che è accaduto: se si guarda ai voti il paese, all'ingrosso, ha votato come ... ottant'anni fa, quasi non vi fosse stata nessuna rivoluzione; -se si guarda ai rapporti di forza in parlamento, la «rivoluzione>> v'è stata. V'era qui un rischio che non si doveva accettare di correre. ' Il collegio uninominale non ha, d'altra parte, risolto quelle questioni che si pensava avrebbe risolto: l'attuale parlamento francese è un'assemblea squilibrata. Su questo dovrebbero riflettere a lungo coloro che annun-• ciano come un trionfo il fatto che i deputati comunisti siano stati ridotti ad. un numero irrisorio; ed una tale riflessione dovrebbe essere· fatta anche da colord che, in Italia, guardano con sospiroso desiderio all'esperienza francese. Il problema del comunismo è solo in seconda istanza di aritmetica parlamentare: esso è innanzi tutto quello dei milioni di cittadini che sono ancora prigionieri del mito comunista. Ridt1rre a pochi eletti i parlamentari comunisti non conduce molto lontano fino a quando quei cittadini \ non sono ancora stati « liberati >>, fino a quando resta nel corpo della nazione un potente agglomerato, che, col radicalizzarsi inevitabile della [40] Biblioteca Gino Bianco

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