· fosse stato sufficiente, sono state coperte di accuse di tradimento e di critiche amare e feroci proprio da coloro che avrebbero dovuto esserne · gli alleati natl1rali. Appunto perchè all'origine della crisi di 1naggio v'era questa somma formidabile di difficoltà e di difetti organici, il giudizio ··che si deve da~e sul ceto dirigente della Quarta Repubblica e sugli· avveni1nenti che hanno segt1ito la crisi di maggio ci sembra debba essere profondamente diverso da quello che, in.-Italia, corre sulle bocche di tanti. V'è, infine, la questione della nuova carta costituzionale. Le co·stituzioni, amffioniva Thomas Paine alla fine del .Settecento, sono per la libertà ciò che la grammatica è per una lingua: non v'è ordinato vivere democratico senza che la costituzione divenga un dato àella· coscienza civile di un popolo, sì che a mutarle come fossero cose di secondaria i~portanza v'è rischio di non andare troppo lontani. I francesi hanno, invece, la sconcertante e tutt'altro che raccomandabile tendenza a cambiare frequentemente questa «grammatica>>: nell'ultima vicenda, poi, non si sa se essere più stupiti per l'ingenuità con' cui De Gaulle e i suoi intimi amici sembravano credere che fosse sufficiente appa~ecchiare una nuova costituzione perchè tutto ricominciasse a funzionare miracolosamente bene; o più indignati per la leggerezza con cui si è lasciato giudicare un problema . delicato come quello dell'assetto costituzionale dalle masse che non avevano alcuna preparazione. Nell'un caso come nell'altro vien fatto di pensare alla polemica del vecchio Young: « è un termine nuovo, che essi hanno usato e che usano come se la costituzione fosse una torta da preparare secondo una ricetta >>: e Young scriveva ciò nel 1792 ! L'ultima edizione della << grammatica » costituzionale francese è un singolare documento, alquan~o traballa11te, savio ed onesto in alcune parti, inquietante in altre, e nel quale convivono, a fianco a fianco, in una bizzarra mescolanza, autoritarismo e ideologia democratica. « A le considérer strictement, il mérite plutòt un réfus sans colère >>, ha scritto, ragionevolmente, Domenach, salvo ad entusiasmarsi più avanti perchè la nuova « carta » offrirebbe ai popoli d'oltre-mare reali possibilità di evoluzione e .. di associazione. Anche i più fermi oppositori, come si vede, finiscono col cadere nell'errore degli autori del documento stesso, finiscono, cioè, col giudicarlo non già come il quadro entro il quale deve essere fissata la dialettica democratica, ma come qualcosa che soddisfi o non soddisfi certe esigenze politicl1e immediate. Altri, invece, si sono consolati osservando .. [38] Biblioteca Gino Bianco
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