Nord e Sud - anno VI - n. 50 - gennaio 1959

aver fatto della dinastia il simbolo dell'unità del paese e di aver « inventato>>il concetto di nazione marocchina. Dimettendosi per protesta contro il governo di Parigi, che violava il regime del protettorato, Lyautey osservava che il Marocco non sarebbe sfuggito al movimento generale dei tempi: « ce serait une périlleuse illusion d'imaginer que nous la (la nazione marocchina) tiendrons indéfiniment en mains avec notre mince et . fragile péllicule d' occupation >>: gli ufficiali d'Algeria del maggio 1958 / erano, dunque, tanto diversi da Lyautey le marocain? Certo v'erano in Algeria e nella metropoli generali e· colonnelli che ponevano la loro avversione al regime al di sopra di ogni altra considerazione, che volevano un regime forte, il régime du sabre, una dittatura della grandezza coloniale; e certo questi uomini erano in contatto con gruppi politici di Parigi, coi teorici attardati del corporativismo e dello stato organico, con gli ultimi sopr,avvissuti dei ministri di Vichy, con gli estetizzanti maurrassiani, coi camelots du roi, e, ad Algeri, con gli estremisti del colonialismo vecchio stile, coi razzisti; insomma, con tutta quella squallida fauna che si raggruppava, a destra, contro le istituzioni repubblicane e che, in alcuni giorni di maggio, doveva tentare di giocare sull'equivoco dell'appoggio non solo degli squadristi ma di tutto l'esercito per consumare le proprie vendette e la sua rivoluzione. Pure, confo.tidere con questi avventurieri i quadri ·dell'esercito francese e far di quest'ultimo la legione di pretoriani di ct1i si diceva all'inizio, è prendere un grande abbaglio. L'esercito, ancora oppresso dalla· frustrazione indocinese, voleva una ragione per la sua guerra: ma esso, ch'era vissuto a contatto quotidiano con la popolazione algerina, che l'aveva protetta dai raids dei ribelli, che l'aveva aiutata a sistemarsi nelle sue case, cl1e ne aveva protetti i raccolti, sapeva meglio degli altri quanto di assurdo fosse µel mito della integrazione e quanta merce dubbia quel mito servisse a contrabbandare; ricordava benissimo che altre erano state le s11etradizioni e sapeva meglio dei civili quanto le tradissero i « giovani turchi >>di Algeri; ma sentiva anche che da Parigi non veniva enunciata, tra le grandi discussioni e le frequentissime crisi parlamentari, nessuna politica per l'avvenire. Memore della tradizione di umanesimo coloniale cl1'era sua propria, tormentato dall'inquieta coscienza pei metodi totalitari che si vedeva costretto ad adoperare, fuorviato, a volte, da ideologié approssimative e persl1aso·dalla critica al <<sistema» che si faceva da ogni parte, reso incapace di intendere I [25] Biblioteca Gino Bianco ..

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