creare la prosperità prima ancora che per la metropoli per la colonia stessa, perchè creò tale prosperità insieme a nuove strutture politiche e sociali che dovevano essere nella sua mente l'avvio ad una società libera. Sulle orme di Faidherbe si mossero i suoi st1ccessori: e con Gallieni, il più grande di tt1tti, la nuova tradizione giunse quasi alla teoria di se. stessa. La ico11quistaper espansione progressiva e pacifica (il metodo cosiddetto della tache d'huz"le), la creazione di struttu~e economiche e politiche, l'elevazione del livello di vita della popolazione 'locale e gli stimoli alla produttività, l'instaurazione di un rudimentale sistema di at1togoverno· al livello tribale o di villaggio, l'utilizzazione mas~iccia di personale indigeno: tali. erano i punti fo_ndamentali .Iung·o cui si svolgeva l'azione del governatore del Madagascar. « Il gior110 in cui avrete costituita una carta etnica della regione, sarà ·anche quello in cui la pacificazione sara definitiva», amava ripetere Gçillieni, intendendo che solo una conoscenza profonda dei costumi indigeni e, qt1indi, una partecipe solidarietà, fatta di rispetto delle peculiarità proprie dei popoli di colore, di rinuncia alla oppressione, di franca collaborazione nella soluzione dei problemi comuni\ potevano stabilire un rapporto valido per l'avvenire. L'assoggettamento militare cede il luogo, nella mente dell'ufficiale coloniale, alla coscienza di un compito di redenzione civile che agevoli l'evoluzione effettiva delle terre coloniali : le razze del Marocco, doveva dire il colonnello Berriau in una memoranda conferenza al Servizio Affari Indigeni, nel maggio 1918, non sono inferiori, ma diverse; noi dobbia1no stt1diare gli indigeni, comprenderli, scartare le soluzioni abituali, abbandonare la pratica del continuo intervento; dobbiamo conoscere l'arabo; dobbiamo agevolare la evoluzione del popolo. • Dopo il vincitore della Marne fu Lyautey a proseguire la sua scuola, e a fare scuola a sua volta presso gli ufficiali più giovani. Forse in Lyautey furono due anime: quella del generale sostanzialmente antirepubblicano, del lorenese che sognava non so che ordine feudale e che pertanto ammirava la Germania autoritaria e simpatizzava coi manifestanti reazionari del 6 febbraio, di un connestabile pit1ttosto che di un maresciallo del]a repubblica; e l'altra del fondatore di un umanesimo coloniale. E certo la leggenda del patrotz non pt1Òessere accettata tutta come realtà auter1tica. Ma il migliore elogio della sua opera nel Marocco era proprio la critica che di lui facevano pubblican1ente i colonialisti del '52, acct1sandolo di [24] Biblioteca G,.noBianco
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