Comunità europea, nel cui ciclo produttivo bisogna inserire, dopo averle addestrate, le masse di mano d'opera disoccupata o sottoccupata dellé aree depresse, la sola riserva della forza ài lavoro europea. E qui ha ragione l'on. La Malfa _quando insiste nel chiedere un rapporto sulle condizioni della scuola, per conoscere esattamente il suo attuale stato, perchè solo così gli interventi potranno essere regolati in relazione ai bisogni. Non vogliamo dire che 110n si sia fatto nulla per la scuola in questo dopoguerra. Vogliamo magari concedere che si è fatto parecchio, tenendo conto dei mezzi e degli strumenti a disposizione. Ma, anche a voler dare il giusto merito a coloro che si sono preoccupati di adoperare queste scarse possibilità nel modo migliore, non riteniamo che, per quanto riguarda la edilizia scolastica nel Mezzogiorno, ci si possa dichiarare del tutto· soddisfatti; e meno che mai ci si può dichiarare soddisfatti proprio quanto al modo con cui si è cercato di affrontare l'annoso problerna. Come si è detto, il legislatore ha sempre calcato la vecchia via. E anche oggi, che c'è una impegnativa assunzione di responsabilità da parte del Governo, il rischio . . che si corre è ancora quello che il legislatore torni ~ battere, a calcàre la veccl1ia via, solo di poco correggendo l'errore che l'esperienza ha chiaramente illuminato. È in questo spirito che abbiamo suggerito gli emendamenti illustrati in qt1esto articolo. [20] Biblioteca Gino Bianco
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