Enti locali per opere relative alle scuole materne, le scuole rurali e le Università; onere al quale essi potranno far fronte, in generale, solo stipulando mutui, con ammortamento, per capitali ed interessi, a totale loro carico, limitandosi in questi casi, come si è detto, l'intervento dello Stato al pagamento una tantum di un contributo sulla spesa, contributo variabile che si può valutare a circa la metà della spesa stessa. Sulle effettive possibilità di reperire ogni anno 73 miliardi, e per dieci anni consecutivi, è lécito esprimere seri dubbi; e sono appunto queste scarse possibilità che renderanno problematica, a nostro avviso, la realizzazione del piano. Vero è che nello schema di legge è stabilito che la Cassa Depositi e Prestiti deve provvedere alla concessione dei mutui con criteri di assoluta priorità: ma ciò vuol dire tutto e nulla. Nel bilancio del Ministero dei LL. PP. sono stati riportati anno per anno, tra i residui, i contributi stanziati nella legge in vigore e non utilizzati per mancanza di finanziamenti; dalla stessa relazione che accompagna la proposta governativa risulta che nel triennio 1955-6-7, di circa 98 miliardi di spesa ammessa a contributo, soltanto 22 sono stati utilizzati e 24 sono in via di utilizzazione. A questa situazione fa riscontro quella della Cassa Depositi e Prestiti, che negli scorsi anni ha potuto erogare per l'edilizia scolastica solo una piccola parte dell'importo complessivo dei mutui concessi (meno del dieçi per cento, in media); nè si vede come questa situazione possa cambiare nel futuro se, mentre da un lato non sono prevedibili aumenti di disponibilità di fondi da parte di questo Istituto, esso dovrà continuare ad evadere le richieste di mutui per disavanzi di bilanci comunali e provinciali, per l'edilizia popolare ed economica e per diverse altre opere pubbliche. Quindi se la Cassa Depositi e Prestiti, da sola, non ha potuto far fronte nel passato a tutte le esigenze di finanziamento della legge in vigore, che sono di soli 30 miliardi all'anno, non si vede come essa possa soddisfare nel futuro le richieste della nuova legge, che sono, come si è detto, di ben 73 miliardi all'anno. Il finanziamento del Piano, con il sistema previsto nello schema governativo, finirebbe per essere, dunque, aleatorio ed inconsistente, se in · sede parlamentare non vi si apportasse una modifica, nel senso di prevedere la costituzione di un Consorzio di ~nti finanziatori (alla Cassa Depositi e Prestiti potrèbbero affiancarsi le Casse di Risparmio e altre Aziende di Credito, nonchè Istituti Assicurativi ed Assistenziali), il cui apporto , [11] Biblioteca Gino Bianco
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