La table ronde. ltalie, 1957. L'interesse della cu~tura francese per il nostro paese è assai diverso da quello della cultura italiana per il paese d' oltralpe. La « scoperta » dell'Italia, per così dire, non è mai occasionale; più spesso alla base dei saggi, deg!i articoli, dei numeri speciali delle riviste di cultura c'è quell'atteggiamento illuministico tipico della cultura di Francia: il desiderio di conoscere, di sapere, soprattutto di capire per giudicare. Occorre ricorda.re che un0 dei primi << viaggiatori » moderni fu proprio quel Montaigne, che è stato uno dei padri della civiltà moderna e liberale? E che Montaigne ci ha lasciato un magnifico saggio sul suo viaggio in Itali a? Questo desiderio di capire non significa affatto che l'analisi si limiti ad un esame obbiettivo (se mai tale obbiettività esiste): quasi sempre si tratta, a conti fatti, di una analisi polemica, di una ricerca di ri prova, di una << pezza d'appoggio » a certe tesi e ad una certa visione della vita. Così è stato ad esempio per il troppo famoso Pour l' ltalie di Revel, così per il numero di Esprit dedicato all'Italia; così per molte note dell'Express e della stampa più impegnata. Talora invece prevale il desiderio di offrire un panorama, di ill ustrare le componenti della vita italiana . senza appigli polemici, ma sempre seBibliotecaGino Bianco RECENSIONI condo un certo filo conduttore: è il caso del numero speciale della rivista mensile La Table ronde dedicato all'Italia (settembre 1957; Plon editore; Parigi; 300 fr.) La pri1na conferma del carattere antologico e non troppo po!emico della rivista è nel fatto che una gran parte dei saggi sono stati scritti da studiosi e giornalisti italiani, tutti militanti nel settore della cultura laica (Compagna, Antonini, Gorresio, Bonfantini, Cecchi, la De Cesp~- des); la seconda è nel tono critico, non apologetico nè distruttivo, dei vari << panorami >> della vita italiana. Il numero offre in più di duecento pagine un quadro esauriente della vita politica, sociale e culturale Jel Paese, oltre ad un'antologia di testi sulla narrativa italiana che comprende pagine di Vittorini, Pratolini, Bartolucci, P. A. Quarantotti Gambini, Bertini, Anna Banti e Strati; e ancora - ma al di fuori di questa che potremmo chiamare << sezione informativa >> - Piovene, Soldati e Coccioli. Il n1aggior interesse della raccolta, -- a parte un saggio di Francesco Compagna il cui contenuto non è certo ignoto ai lettori di questa rivista - risiede sugli articoli di Vittorio Gorresio e del francese René Cercler. Particolarmente interessante è il lungo saggio di René Cercler, Réfiexions sur fa 1·éforme agraire italienne. Il giudizio fi-
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