Una delle possibilità offerte al PCF dal tacito compromesso per la difesa dell'immobilismo era quella di mantenere e sviluppare la critica al regime corporativo. L'opposizione massimalista del PCF aveva t1na forza maggiore (agli occhi di 1·11orez) perchè, tutto sommato, riceveva indirettamente, e per fini diversi, l'apporto dell'anticomunismo. Sul piano parlamentare è certamente altamente significativo che i governi di centro siano stasti sistematicamente condannati e rovesciati dalla destra, i poujadisti, i gollisti uniti ai comunisti, a volte per le stesse ragioni. Soltanto, questa era una situazione cl1e poteva riuscire utile al PçF nella misura in cui, al momento della resa dei conti, esso fosse stato deciso a profittarne e a correre tutti i rischi. Nel caso in cui, invece, un'altra forza avesse mostrato maggiore audacia, il massimalismo ultradecennale di '"fhorez doveva fatalmente rivelarsi di grande utilità agli uomini che, in nome dell'odio al << sistema )), tentavano l'avventura del potere. Così, l'azione costante della direzione del PCF ha favorito grandemente il 13 maggio e De Gaulle simbolo del << ça change >> e deil'antisistema. Le masse comuniste non potevano, il 28 settembre, distinguere fino in fondo: esse avevano seguito il partito quando Thorez condannava il regime della quarta repubblica: con De Gaulle quel regime veniva ucciso. Era sen1pre meglio De Gaulle, che aveva fatto le nazionalizzazioni, promulgato, nel '45, importanti leggi di assistenza sociale, varato gli statuti per le pensioni operaie e l'assistenza malattia, piuttosto che l'evidente contraddizione di una improvvisa, tardiva e non convinta difesa della quarta repubblica. Ed ecco un altro dato rivelatore della natura delle diserzioni comu- . niste: nel dipartimento di 11endès-France, l'Eure, guadagnato da tempo alla critica del « sistema » (l'infocata critica mendesista), s'è avuta una delle più basse percentuali di « no » (34.628) nonostante in teoria fossero schierati contro il referendun1 59.822 voti di Mendès-France, 31.427 comunisti, 7.825 socialisti tutti scissionisti per u11totale di 99.074 voti. Lo stesso fenomeno si registra nel dipartimento di Mitterand, la Nievre, ove soltanto 31.997 dei 60.000 voti potenzialmente contrari si sono manifestati. Di contro, _neidipartimenti radicali detti di destra, 1na in realtà, in rapporto alla situazione del centro francese, moderatamente progressisti, fortemente laici e europeisti a oltranza, di Baylot, Pleven, Bourges-Maunoury, ove la critica al regime non aveva avuto negli anni scorsi un'espressione politica sistematica, la percentuale dei << no » è alta, supera spesso il 30 per cento. [123] Biblioteca Gino Bia co
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