E qui riteniamo sia appena il caso di ricordare che non v'è spesa più produttiva di quella destinata alla scuola, non v'è somma che ritorni nel giro della ricchezza generale con più alto interesse di quella impiegata per il miglioramento della pubblica istruzione. Ciò vale in modo particolare per il Mezzogiorr10, dove la politica di sviluppo si identifica con quella di prorriozione della mano d'opera ora disoccupata o sottoccupata, e .dove esiste, pertanto, un elevato potenziale di lavoro umano che va ad<lcstrato, partendo proprio dalle scuole elementari. Ad un piano ristretto, limitato cioè alle scarse possibilità di bilancio per fronteggiare impegni di spesa a pagamento immediato, è, dunque, da pieferire il sistema dei mutui, per quanto oneroso ed impegnativo nel futuro. Benvero, sarebbe preferibile su tutti i sistemi ricorrere a quello <li un prestito nazionale o chiamare al finanziamento del piano alcune categorie di cittadini_, mediante la corresponsione di contributi del tipo di quelli che sono ora pagati per l'INA-Casa. Se si vuole, invece, lasciare il sistema adottato nello schema di legge governativo, che è appunto quello· dei mutui, occorre esaminare se esistono o meno le effettive possibilità di reperire i capitaìi corrispondenti ai contributi stanziati. Il programma previsto dal Piano stabilisce un impegno annuo di 3 miliardi e 250 milioni per contributi a carico dello Stato, di cui: un miliardo e mezzo destinato alle scuole elementari; un miliardo e 250 milioni agli edifici per le scuole di con1pletamento dell'obbligo, oltre il quinquennio, comprese le scuole d'arte e gli istituti professionali; 500 milioni per le scuole secondarie di altro tipo. Sono, questi, contributi in annualità trentacinquennali. Lo Stato interviene, poi, nel finanziamento -di altri edifici scolastici, mediante la corresponsione di contributi una tantum. E propriamente: per le scuole materne sono stanziati 3 miliardi all'anno per un decennio; un altro miliardo annuo, per nove anni, è assegnato alle scuole elementari rurali; cinque miliardi saranno stanziati nell'esercizio 1959-60 e nei nove successivi per egli edifici universitari, nonchè due miliardi all'anno per dieci anni sono destinati come contributi straordinari alle Università ed agii Istituti universitari siti nelle aree depresse. All'importo ed alla misura dei contributi trentacinquennali corrisponde un capitale di circa 65 miliardi all'anno, ossia di 650 miliardi per tutta la durata del piano. A circa altri otto miliardi all'anno - complessivamente a 80 miliardi nel decennio - si può computare l'onere a carico degli . [IO] Biblioteca Gino Bianco
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