Nord e Sud - anno VI - n. 50 - gennaio 1959

\ agitazioni contro la presenza delle truppe americane, fallite le agitazioni contro la CED, contro l'UEO, contro il riarmo tedesco, contro la guerra d'Algeria ecc. Quando, alla vigilia dell'avvento di De Gaulle al potere, lo sciopero generale proclamato dalla CGT fallì in maniera umiliante, Frachon piangeva dinanzi ai suoi collaboratori. Era inevitabile. La discordanza degli interessi della CGT con quelli del PCF si aggravava via via che Thorez, minacciato all'interno del partito, imponeva con irriducibile ostinazione la sua teoria della « pauperizzazione assoluta >> della classe operaia in regi1ne capitalista e su di essa, immobilistica e addirittura fatalistica, fondava l'intera politica del comunismo francese. Invece, i fatti lo sme11tivano proprio sul terreno economico perchè, nel clima di espansione che la Francia conosceva, una serie di grandi e importanti conquiste sindacali compiute ad opera delìe centrali socialiste e cattoliche davano alla massa operaia la sei1sazione che essa partecipava direttamente al progresso del paese: nel '56 la << Renault )), industria di punta del si11dacalismo comt1nista, concedeva, dopo lunghe trattative, un contratto di associazione degli operai agli utili della produzione simile a quello, rivoluzionario, che Ford aveva offerto ai propri dipendenti; ed altre grandi industrie ne seguivano l'esempio. Tale accordo è stato poi denunciato dalla << Renault » nel novembre del ,58 ma se ne sta stipulando uno nuovo. La CGT, applicando di malavoglia le direttive del PGF, protestava invano e cercava di sabotare gli accordi; regolarmente, alla fine, si vedeva costretta ad accettarli e a firmarli con settimarre e perfino con mesi di ritardo sugli altri sindacati. Questo non era tutto. Per una serie di ragioni, le industrie francesi svilupparono in grande stile, incoraggiate da Edgar Faure e da tutti i governi che seguirono, farine di assistenza e benefici particolari e diretti che Frachon, allarmato, segnalo al partito, nel congresso del '57, come una vera e propria « aggressione invisibile >> al proclamato malessere della classe operaia. Quattro dei sei mili0ni e più di lavoratori àella industria erano interessati a questo movimento. 1"\horez e il PCF lo designavano sprezzantemente come una « manovra riformistica )), i sindacati socialista, cattolico e autonomo lo esaltavano come frutto della loro iniziativa: dal '56 le elezioni per le commissioni di fabbrica denunciavano un progressivo declino delle posizioni comuniste. I bastioni cadevano: a Parigi nell'industria automobilistica, nel Nord nell'industria metallurgica, stille rive altantiche dei cantieri navali, a Marsiglia tra i portuali, nell'Est [116] Biblioteca Gino Bianco

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