Nord e Sud - anno VI - n. 50 - gennaio 1959

((no >)varia, come per tutti gli altri dipartimenti, dal 15 al 25 per cento. L'elettorato non comunista ha avuto dunque le stesse reazioni, e quasi della stessa natura, dell'elettorato c·aratterizzato da una forte presenza comunista. 2) Se è vero che dipartimenti ove i leaders radicali e socialisti avevario fatto campagna per il « no>> hanno dato una percentuale di « no >> inferiate ai voti comunisti del '56, è anche vero che vi sono dipartimenti ove i leadèrs radicali e socialisti avevano fatto campagna per il cc sì >> e ove la perceiìtuale dei << no >> è superiore ai voti comunisti del '56 ( 1 ). Nell' Aveyron, feudo di Ramadier, i èomunisti ebbero 19.123 voti nel '56; i «no>> sono stati ora 24.425. Il dipartimento che ha dato più« no>> di tutti, con una percentuale del 36 per cento, è quello di Queuille, la Corréze. Nella Loira, presidiata dalle clientele di Bidault e di Pinay, la percentuale del « sì » (78;7 per cento) è rist1ltata inferiore alla media nazionale. Un dipartimento vicinò; . la Saone-et-Loire, con un terzo dell'elettorato che abitualmente vota comu·- . nista e che è più saldamente controllato dal PCF del dipartimento della Loira, ha dato una percentuale di « sì >>identica: il 78,9 per cento. 3) In generale, nelle città la percentuale dei « no >>espressa dai qùar~ tieri operai non è superiore a quella dei quartieri borghesi. Fa eccezione Parigi con la sua periferia: ma qui, per il gioco delle strutture collaterali agli operai comunisti (commercianti con clientele operaie, professionisti comunisti per opportunismo ecc.), per la presenza, cioè, dei cosiddetti « ausiliari>>, l'analisi è 1neno sicura. Invece, a Parigi, un « arrondissement » sicuramente borghese, l'aristocratico sedicesimo « arrondissement >>,bersaglio degli scherni della stampa e degli oratori di estrema sinistra, ha dato .il 28 per cento dei « no >> : e si tiene al disopra della media nazionale. Queste tre considerazioni potrebbero consentire di concludere che, forse, si commette un grosso errore quando si pensa che l'elettorato .del PCF abbia affettivamente avuto una parte determinante nell'opposizione al referendum. Il fatto stesso che sia possibile, attraverso un'analisi dettagliata di alcuni collegi-èhiave, rilevare che il PCF ha recuperato il 23 novembre una parte dei disertori del 28 settembre nè dà la certezza, dimostrando la differenza che esiste tra la << routine elettorale >)e la « presa » effettiva, in senso rivoluzionario, sulle masse. ( 1 ) Spesso in questi dipartin1enti il PCF ha ottenuto il 23 novembre meno voti di quanti -ne ottenne nel 1956. [109] Biblioteca Gino Bianco I

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==