Nord e Sud - anno V - n. 49 - dicembre 1958

da sè i suoi più vict4ni è(}Uaboratori, e di sceglierli tali che egli possa avere in essi piena fiducia: ma v'è un limite che non si pitò varcare da chi non voglia violare i criteri della buona amministrazione e soprattutto da chi voglia tenere ben marcato i'l confine tra politica e amministrazione. Possiamo concedere che sia vero ciò che è stato detto da più parti, che cioè l'on. Fanfani si poneva su una strada su cui gli altri l'avevano preceduto, che a Palazzo Chig,f v'erano troppe fazioni, che era assurdo che di funzionari diplomatici si potesse dire che erano i «fedeli» di ·questo o di quel- /' uomo politico e che, pertanto, vi fosse la necessità di ridare alle cose le loro naturcili dimensioni e spazzar via l'atmosfera di intrigo e le risse tra le varie coteries. Quello che non si può concedere è, però, che si possa spo-- liticizzare un'amministrazione e sanarla col criterio che ha voluto seguire . l'attuale Ministro degli Esteri, e c,ioè politicizzandola ancora di più e dando l'impressione della sopraffazione. E meno ancora si può co·ncedere che sia, criterio di buona amministrazione richiamare in quindici giorni un ambasciatore a .Parigi o decapitare l'intera direzione generale degli affari, economici. Non vogliamo raccogliere nessuno dei vari pettegolezzi che son circolati all'indomani della piccola rivoluzione e vogliamo credere alle buone intenzioni di tutti, da quelle del!' on. Fanfani a quelle dell'ultimo dei numerosi membri dei suoi ga.binetti e delle sue segreterie: resta il fatto che a questo modo non si amministra e non si governa uno stato ma si mandano· a rotoli le strutture del paese. E v'è, finalmente, l'aspetto politico del problema: vi sono coloro che hanno affermato che il Ministro degli Esteri abbia voluto come segretario generale solo un eccellente amministratore, che non si permettesse di avere idee politiche, e che il vero fine del mutamento diplomatico sia stato di spezzare una eventuale resistenza alle direttive del responsabile politico del ministero. In tal caso converrebbe ammettere che i sospetti manifestati dalla stampa francese e da circoli ufficiosi di Parigi sono fondati. E su questo punto noi non abbiamo che da ripetere quel che abbiamo già detto molte volte e che anche l'evoluzione degli avvenimenti i1iternazionali suggerisce: che, cioè, giova essere prudenti, assai prudenti, nell'imbarcarsi in nuove politiche mediterranee. Oggi la situazione del Medio Oriente è tutt'altro che chiara: l'lrak sembra deciso a sfuggire al controllo egiziano; il Sudan dà inizio ad una sua propria avventura; la Tunisia rompe bruscamente i [4] Biblioteca Gino Bianco

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