Poi il silenzio. È stato De Filippo a parlare, pubblicando su un quotidiano milanese la lettera indirizzata il 7 agosto u. s. al Commissario prefettizio al Comune di Napoli, dr. Correra, nella quale ritirava la sua candidatura. Egli ha voluto altresi spiegare questo ritiro - frutto di un atteggiamento dilatorio, se non ostile, assunto nei suoi riguardi -, dichiarando che i componenti del Consiglio di amministrazione della Stabile di prosa alla sua « esperienza di uomo di teatro sono apparsi sprovveduti a decidere le sorti di una iniziativa tanto importante per la cittadinanza napoletana » e addirittura che, nella seduta del 4 agosto, nella quale egli espose il programma della stagione della Stabile per il 1958-59, « molti dei veri consiglieri erano assenti », ~entre « tra i presenti v'erano signori che non facevano parte del Consiglio di amministrazione ». Un'occasione mancata, dunque, e alla qual•e la stampa napoletana non ha dedicato u11 solo rigo, non solo venendo meno ad un suo elementare dovere di informazione, ma lasciando accreditare anche voci che suonano . certo lusinghiere per una critica che si vorrebbe indipendente. Ma che significava la candidatura De Filippo? Tante cose, a sentire I~ sue dichiarazioni, forse troppe. Nel programma· - e già il parlare di pro- .gramma ad agosto, e non ad una settimana dall'inizio delle recite, aveva carattere rivoluzionario - ~ccanto ai nomi tradizionali d'el repertorio napoletano, De Filippo aveva suggerito Jonesco, Maiakowschi, Garcia Lorca, Terron. Ma soprattutto, è questo che a noi preme di sottolineare, aveva ricl1iesto e< assoluta autonomia indispensabile per agire in profondità ». Probabilmente avremmo avuto delle·ottin1e rappresentazioni del repertorio napoleta110 - ottime come la recente edizione di Pulcinella dataci dalla « scarpettiana », che ha inaugurato il ~ Piccolo 1..,eatro » di Milano - e forse ancl1e delle ac- ~ettabili edizioni di Jonesco o di Maiakowski; ma, conoscendo il « cattivo carattere» di De Filippo, è certo che l'opera di radicale svecchiamento, l' « agire in profondità», tanto importante qui alla Stabile di Napoli, ci sarebbe stata. Non se n'è fatto nulla. Come apprendiamo, sempre e soltanto dal redattore napoletano del foglio della capitale, che si è dato pena di intervistare il Dr. Correra, la _Stabile di Napoli ha il suo nuovo direttore nella persona di G. Pacuvio. Non sappiamo se sia una candidatura nata in loco o giunta da Roma, ma non siamo certo noi a dolerci di questa scelta. Purtroppo, nella suddetta intervista, abbiamo appreso anche altre cose, che mitigano di molto il nostro compiacimento. Ci sarà un comitato direttivo e di esso farà parte, come « collaboratore artistico » proprio il responsabile primo, dopo il Sen. Fiorentino, dei nefasti della Stabile durante il periodo laurino. È stato inoltre steso ~n programma - almeno in questo la rientrata candidatura De Fili,ppo ha fatto testo - che non può però, definirsi nutrito, né particolarmente selezionato, se vi figura il nome di un èommediografo italiano da - poco [51] Biblioteca Gino Bianco •
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