Nord e Sud - anno V - n. 49 - dicembre 1958

una certa stanchezza nei confronti di quelr « International Style » che era fiorito dall'appiattimento del movimento moderno e ne ha corrotto le genuine e drammatiche premesse; cosi si sono venute abbozzando alcune conclusioni confluenti, per Io più, nella tendenza « organica > che ha come suoi maestri in America un F. L. ,t\Tright e in Europa la scuola scandinava e il suo prin ... cipale poeta, A. Aalto. Non tutto è a nostro avviso accettabile in questo processo e i tentativi condotti nei vari paesi - spesso con visione troppo regionalista e con i pericoli insiti in ogni atteggiamento sincretistico - sono sovente inferiori a premesse e speranze. D'altra parte, in vista dell' « Expo », i committe11ti dei vari paesi, organizzazioni ufficiali, naturalmente, hanno calcato la mano pesantemente sui motivi propagandistici a scapito delle esigenze pii1 schiettamente, diciamo· cosi, umanistiche (che pure erano sottolineate dal tema proposto dagli organizzatori dell' « Expo » : « Bilan du monde pour un monde plus humain » ). • Cosi, a parte rare eccezioni, i padiglioni sono sta ti concepiti ed allestiti in vista del successo immediato in una atmosfera magniloquente, e difettavano per lo più di grazia e buon gusto. Tale è, del resto, il destino delle Esposizioni Universali, dalla londinese del 1851 in poi. Però, se il famoso « Crystal Palace > di Paxton, egregia opera letteraria, o magari la stessa Torre Eiffel (che dominava l'Esposizione parigina del J 889), avevano una loro funzione esaltante e dinamica in una età in cui progettare in ferro o ghisa era ancora un ardimento, l'esibizione strutturale è oggi solo una vanità inutile e pacchiana. Facile la constatazione per i due colossi, il padiglione americano e quello sovietico, scarsa sin1patia destava anche il padiglione francese, abile opera di ingegneria ma anche viziata di presunzione; anodino era del resto anche il padigìione della Philips e abbastanza pretenzioso quello del Vaticano, concepito in modo da dar risalto alle tese strutture e ripetente, ma senza intima poesia (come un critico ha giustamente osservato), i temi della cappella di Ronchamps, opera di Le Corbusier. Le uniche eccezioni di certo valore era110 la sezione finlandese e l'olandese (la più aderente, forse, allo spirito originario dell' « Expo » ), quella giapponese e poche altre, ma sempre sul piano di una corretta aderenza a temi ormai invecchiati. Senza voler con queste pocl1e righe capovolgere del tutto un giudizio che ormai sembra conclusivo, vorremmo però che fosse data una più equa valutazione allo sforzo dei progettisti italiani, postisi decisamente su un piano di polemica nei confronti di quello che si prevedeva sarebbe stato l'andazzo generale. Rifuggendo dall'imitazione di una lezione che minaccia di diventare sterile (quella appunto del!'« International Style » ), ed altresì dalla tentazione di porsi in gara con nazioni capaci di ben altri sforzi finanziari ed organizzativi, i progettisti hanno redatt~ un progetto (quello definitivo) i cui pregi volevano essere affidati « alla distribuzione urbanistica dell'insieme, .. [49] •Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==