Nord e Sud - anno V - n. 49 - dicembre 1958

uscendo da un congresso come quello tenutosi a Napoli nel mese di ottobre, dove questi problemi, anche questi, sono stati messi sul tappeto e hanno trovato la loro eco sia nelle relazioni che in parecchi interventi, m"è venuto istintivo di cominciare proprio di qui. Perchè, appunto, mai forse con tanta "chiarezza come nel recente congresso napoletano, lo scrittore ha avuto modo di misurare i rischi cui è esposto il suo lavoro, mai forse con altrettanta drammaticità è stato messo di fronte non solo alle sue responsabilità, ma alla consapevolezza di vivere in un mondo minacciato, e minacciato proprio in quei valori di cui tramite unico e insostituibile resta il libro. Ha cominciato Angioletti nella sua relazione d'apertura, affermando che « il legame tra letteratura e vita moderna si sta sempre più allentando, e già si· può temere che si spezzi per sempre ... Al libro, comunque esso sia, si preferiscono il cinema, la radio, la televisione, i dischi. La fantasia di massa si stacca dalle cure terrene sulle ali rosee della musica leggera e si esaurisce sulle immagini insinuanti degli schermi ». E un poco più in là, tor·nando ancora sul tema dei rapporti tra la letteratura e i nuovi mezzi d'espressione, Angioletti ha cosi aggiunto: « Anche in questo caso, noi vogliamo tener conto delle necessità che impongono alle opere fondate su tali mezzi un linguaggio diverso dal nostro abituale. Ma poichè il cinema, la radio, la televisione hanno oggi una cosi grande responsabilità di fronte al pubblico e agiscono cosi profondamente sulla cultura di massa, noi riteniamo che l'intervento anche indiretto della letteratura sia necessario per sostenere certi valori intellettuali la cui perdita sarebbe dannosa per tutti ... Agli uomini del cinema e della radio ... vorremmo ricordare che l'ostracismo alla letteratura sarebbe un sintomo troppo inquietante; sarebbe addirittura l'avvio a una nuova barbarie ». E più tardi Goffredo Bellonci ha fornito una serie di suggerimenti pratici sui modi coi quali i nuovi mezzi espressivi potrebbero far conoscere l'arte, la letteratura, il pensiero dei diversi popoli (ma, a dire il vero, l'interesse di Bellonci era, per necessità di cose, spostato altrove, mirava più specificamente a indicare i mezzi per favorire l'unione europea degli scrittori). E poi sono venuti altri, Bassani, per esempio, che ha inteso soprattutto mettere in evidenza i taciti ricatti cui va soggetto lo scrittore, anche il più fortunato, quando, invitato a collaborare al cinema, alla radio o ai giornali, si pretende da lui, in nome d'un'ipotetica cultura di massa esistente solo nella mente di chi ha interesse a crearla, d'assoggettarsi a una sorta di standard, a un'anodina mediocrità di stile e d'umanità, rinnegando appunto le specificl1e qualità di scrittura e di cultura in virtù delle quali, in definitiva, si poteva presumere che fosse stato invitato. In sostanza, cosi, in tutti gli interventi, consapevole o no, esplicita o no, si sentiva aleggiare una preoccupazione comune: quella degli immensi pericoli che corre oggi il libro, e con esso la cultura, a causa del sopravvento dei nuovi mezzi tecnici ed espressivi: u~ pericolo così grande, quale mai nel [45] Biblioteca Gino Bianco

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