Nord e Sud - anno V - n. 49 - dicembre 1958

socialisti cui ha fatto riferimento la mozione del recente congresso repub- . blicano. La campagna di Nenni del '53, fatta in nome de-11' << alternativa socialista», di una formula pr~sa a prestito dagli intellettuali di Unità Popolare, acquistava rilievo e significato, valore sintomatico di una svolta negli· atteggiamenti del PSI, nella misura in cui essa veniva contrappo..( sta al frontismo, nella misura in cui voleva essere una soluzione socialista (e non comunista) del problema italiano del potere e apriva, in una parola, lo spiraglio per una futura politica manovrata che avrebbe portato all'in1 , · I ' contro con le forze cattoliche. Se quegli ambienti di sinistra laic4, che la « alternativa » concepiscono ·come prospettiva di successione alla D.C. delle forze laiche e socialiste, tenessero conto di ciò, si accorgerebbero che la tesi da essi sostenuta con tanto impegno, e - diciamolo pure - con tanto moralistico furore, non è solo viziata dalla logica del massi1nalism0, del « tanto peggio, tanto meglio>>,ma non è accettata nemmeno da quei socialisti che si vorrebbe aiutare e incoraggiare a sganciarsi dall'ipoteca comunista. Il fatto è che non siamo più al tempo delle rivoluzioni parlamentari tipo 1876: una maggioranza del tipo di quella che vanno invocando i fau- ' tori dell' « alternativa » non è possibile a ragionevole scadenza, e senza che intervengano fatti eccezionali, tali da comportare vere e proprie frane del1'elettorato; non è possibile, insomma, senza i comunisti, senza reintrodurre i comunisti nel gioco dal quale li si è voluti e li si vorrebbe ancora escludere. O, diciamolo francamente, si vuole per tutta l'Italia un governo nello stile della << giunta Milazzo»? Un responsabile processo di qualificazione democratica del socialismo non può quindi ignorare i dati e le ' prospettive reali della situazione italiana, e deve valutare i punti di partenza, avere coscienza del cammino da percorrere, degli obiettivi da raggiungere, ma soprattutto della possibi~ità di raggiungerli. Sembra invece che talune << firme » della sinistra democrat1ca, l'Espresso per esempio~ quando si inseriscono nella po~emica fra le correnti socialiste, siano più dominate dalla preoccupazione che il PSI possa avere un futuro fi1odemo- . cristiano che dall'altra preoccupazione relativa ad un non ancora liquidato passato fi!ocomunista dello stesso PSI; come se la malattia tradizionale del socialismo italiano fosse quella di lasciarsi corrompere per andare al governo e non, invece quella di venir meno a tutti gli appuntamenti ·della democrazia per aspettare l'ora della «· rivoluzione >>ben al ripar~ dalle lu- (25] Biblioteca. Gino Bianco

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