Nord e Sud - anno V - n. 49 - dicembre 1958

dallo stato e non, conformemente alla tradizione anglosassone, come una garanzia dalla strapotenza statale, dalle limitazioni che lo stato è indotto a porre allo sviluppo dell'individualità. Ma queste considerazioni appaiono ancora più esatte e pertinenti quando si abbia in mente che quella libertà che tutti allora vantavano nelle isole britanniche non aveva avuto il tempo di essere vissuta come autentica passione che già era apparsa, alla mente del giovane, contrastante l'altra e più forte passione, la passione unitaria, che già egli . pensava, non senza un'ombra di autocompiacimento che verrebbe voglia di definire tipicamente germanico, alla prova terribile cui pareva destinata una generazione di tedeschi: sacrificare, in una prova sublime di patriottismo, la libertà alla patria e subire un regime tirannesco ma capace di compiere l'unità del paese. Ed anche i successivi approfondimenti teorici, dalla lettura di Machiavelli alle riflessioni sull'infrangibile logica del potere sollecitate dalla Realpolitik di Rochau, appaiono più intelligibili quando vengano visti sullo sfondo cui si è accennato, e considerati perciò non tanto come le prove di una conversione alla politica di potenza, quanto come i primi veramente coscienti tentativi di una si- . stemazione ideologica. Quando, perciò, sopraggiunse la crisi costituzionale che oppose violentemente i nazional-liberali a Bismarck e quando le vittorie della guerra danese e le altre, folgoranti, del conflitto con l'Austria risolsero definitivamente, nell'opinione nazionale, a favore del Cancelliere la singolare lotta, Sybel, ad esempio, . potè muovere ancora qualche obiezione e lamentò che il ministro prussiano era troppo proclive a violare la costituzione, ma Treitschke approvò Bismarck assolutamente e, rivedendo per una ristampa in volume il saggio .sulla libertà, si preoccupò di accentuare la tesi dello stato come organismo indipendente attivo, vivente di leggi sue proprie, ed anzi come un fine « in sè ». Anche qui l'ideologia viene dopo, quasi a giustificare un giudizio politico: quello che già da tempo egli aveva dato a se stesso ed agli altri, che, cioè, solo un forte esercito ed una buona guerra avrebbero risolto il problema dell'unità nazionale. Ed ancora una volta non era l'ideologia ma la passione politica ad impedirgli di avere un'esatta visione del problema: Treitschke non comprese che al • fondo dell'opposizione nazional-liberale v'era il fermo desiderio di risolvere un problema storico dello stato prussiano, regolando in modo definitivo i rapporti tra dinastia, esercito e ceto politico dirigente e dando al parlamento i suoi effettivi poteri, un problema che si era posto già all'indomani delle riforme di Stein e che i conservatori e la dinastia erano allora riusciti ad evitare. Egli non comprese, cioè, che si era ancora in tempo per dare una soluzione più liberale alla questione delle strutture ·istituzionali prussiane (il fatto che i Preussische Jahrbucher fossero abbandonati dai loro abbonati al momento della questione dei ducati danesi è bene una prova che esisteva in Germania una opinione liberale) e garantire insieme una simile soluzione per il futuro stato unificato. Ma come s'è accennato non fu l'ideologia che impedì a Treitschke di intendere ciò: fu invece la scelta politica, fatta una volta per tutte, di mettere più in alto di ogni altra cosa nella scala dei [124] Biblioteca Gino Bianco

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