Nord e Sud - anno V - n. 49 - dicembre 1958

che potevano aprirsi per un Ente di Riforma, che avrebbe potuto farsi promotore, anche in collaborazione con i comuni interessati, di una pianificazione . che investisse tutta la vasta area in cui si trovava ad operare. Non una ~reconcetta ostilità, quindi, ~i ha indotto a scrivere quanto ho scritto, ma semplicemente la considerazione, risultata evidente cc in loco », che proprio questa mancanza di una pianificazione non permette che l'opera svolta in questi anni dall'Ente Riforma possa conseguire in pieno i risultati che pure sarebbe possibile conseguire e che, come giustamente rileva il prof. Ramadoro, gra- . vano notevolm·ente sul pubblico erario. Questi risultati vengono continuamente minacciati dal disordinato svolgimento di un inarrestabile ma caotico processo di sviluppo; ed è proprio perchè considero tale processo e le radicali trasformazioni operate come fatti altamente positivi che mi sono permesso di additarne i difetti e le incongruenze che ne inceppano il cammino: mi sembra perciò strano che il prof. Ramadoro debba rammaricarsen·e, tanto più che egli stesso lamenta una voluta ignoranza al riguardo. E speriamo che von"à comprendere come per noi parlare della riforma agraria significa anzitutto discutere seriamente, e non unirci al già abbondante coro elogiativo. Sia detto per inciso, per rispondere alle obiezioni rivoltemi, che la statale 106, anche se nata come strada di bonifica, al momento degli appoderamenti fungeva già da via di grande comunicazione. L'avervi quindi allineato le casette poderali non trova giustificazioni: un accenno di pianificazio11e avrebbe permesso di prevedere l'intenso traffico che vi si sarebbe sviluppato, e èhe ancor di più si svilupperà in futuro. Il fatto che vi sia già un numero notevole di ce11tri rurali nei quali il passeggio domenicale ostacola il traffico di una importante arteria, non ci sembra una ragione sufficiente per crearne altri, commettendo un banale error~ urbanistico. Per quale ragione, infatti, si dovrebbe in un secondo tempo, costretti dalla frequenza degli incidenti, far subire noiose e dispendiose deviazioni ai tracciati stradali? Attirare il traffico all'interno del centro abitato, con il proposito di <e vitalizzarlo », è sempre stata una delle caratteristiche preoccupazioni degli sventratori di città. Non è neppure esatto dire cl1e i centri costruiti lontani dalla strada muoiono di morte naturale; proprio Incoronata, nel Tavoliere, è un borgo vivo e vegeto, e in continua es·pansione. Per quanto riguarda poi alcune precisazioni contenute nella lettera, 110n mi rimane che prenderne atto. A proposito dello zuccherificio di Policoro, però, debbo chiarire che non ne ho criticato l'ubicazione, nè tantomeno _quindi ho giustificato la critica con criteri paesistici. Ai criteri paesistici sono invece ricorso per rimpiangere l'abbattimento del bosco di Policoro, tanto più interessante e pregevole proprio per le sue qualità di giungla e di impenetrabile boscaglia. Il prof. Ramadoro, con un sottile artificio polemico, tenta qui di farmi passare per uno dei cacciatori privilegiati, o per lo meno per '[121] BibJioteca Gino Bianco

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