Nord e Sud - anno V - n. 49 - dicembre 1958

-- pubblica indifferenza. D'altra parte, ragioni di politica governativa (voti determinanti per la maggioranza in Parlamento) e di politica locale (soprattutto malintese preoccupazioni elettorali) hanno impedito l'esercizio di una azione di stimolo, e di correzione, al livello delle Autorità centrali e periferiche; gli stessi organi tecnici ed amministrativi di controllo non si son potuti sottrarre ai riflessi di certe direttive politiche. Napoli è stata sacrificata ad interessi che non erano quelli della città; è rimasta senza un Piano Regolatore efficiente e con un Regolamento Edilizio vecchio e superato, cl1e potrebbe dirsi fatto apposta per favorire la speculazione ed il disordine che sono stati, per molti anni, i veri ed incontrastati motori delle attività urbanistiche napoletane. Nè si venga a dire che il Piano Regolatore c'è stato e c'è tuttora: quello approvato con la legge del 29 maggio '39; affermazione, q~esta, ineccepibile da un punto di vista strettamente giuridico, ma priva di efficacia pratica nella realtà napoletana. Perchè, del Piano del 1939, non hanno tenuto -conto alcuno per un verso quei privati che hanno costruito dove e come hanno voluto.,con acquiscenza delle Autorità locali che hanno rilasciato le regolari licenze edilizie e per ·un altro verso quegli Enti che hanno realizzato importanti rioni in zone per le quali quel Piano prevedeva diversa destinazione; e non ha tenuto conto lo stesso Comune che vi ha impiantato strade, scuole, ecc. Ma ·si poteva davvero impedire che ciò avvenisse, se mancava lo strumento idoneo ad incanalare le iniziative pubbliche e private secondo una norma aderente alla nuova realtà? Se mi è consentito il richiamo ad un'altra situazione, che ha pure tanti punti di contatto con i problemi urbanistici, vorrei ricordare il fenomeno delle migrazioni interne, movimento . • che in questo dopoguerra l?-a assunto proporzioni imponenti, dato che decine di migliaia di persone si spostano ogni anno dalle campagne verso le città e particolarmente dal Sud verso il Nord. Ebbene, invece di regolare e disciplinare convenientemente questo flusso vitale, indispensabile alla trasformazione strutturale dell'economia nazionale, e che, d'altra parte, costituisce una realtà insopprimibile, si tengono ancora in vita le leggi del 1931 e del 1939 contro l'urbanesimo; con l'illusione che esse riescano ad infrangere il movimento, bloccando la gente nelle campagne ed alleggerendo le città dai problemi che ne derivano. Naturalmente il fenomeno continua a svilupparsi ogni anno più imponente provocando gravi incon- [.112] · Biblioteca Gino Bianco

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