sa la proposta di un Piano decennale di opere, che doveva poi concretarsi nella legge istitutiva· della Cassa per il Mezzogiorno. Soltanto per sottolineare la continuità dell'azione da noi perseguita, mi sia consentito di ricordare che la stessa persona che aveva presieduto la Commssione del Piano Regolatore del '45--'46,aveva lavorato per l'organizzazione del Convegno dei Lavori Pubblici e promosso in Consiglio Comunale lo schema di Legge Speciale per Napoli. Erano questi gli anelli di una stessa catena che, iniziatasi nel 1945, si sarebbe dovuta concludere nel 1954, se non fossero intervenuti gli eventi del 1952 a spezzarla ed a mandare a monte il lavoro compiuto. Nell'aprile del 1953 si eb·be la Legge Speciale per Napoli; ma ormai era troppo tardi, perchè si era allontanata nel tempo di alcuni anni la certezza di avere una regolamentazione urbanistica che assicurasse il razionale impiego delle provvidenze assegnate. Occorre aggiungere che la Legge Speciale, da me promossa in Consiglio Comunale nel dicembre del 1949, prevedeva il finanziamento << di un piano organieo di opere produttive di più diretto rendimento dell'economia napoletana e della .sua zona d'influenza >1, ed alcuni incentivi per attivare le iniziative pubbliche e private. Lo schema fu sostanzialmenfe modificato durante l'z.ter che la proposta subì in Parlamento, ed infine si ebbe una legge in massima parte diversa, peraltro d'iniziativa governativa. In essa non si fissarono tassativamente l'elenco delle opere ed il criterio di gradualità da adottare nella loro esecuzione; si sono, così, spesi miliardi, senza una norma urbanistica aggiornata e senza Ufi\ piano di esecuzione contestuale al prov·vedimento che disponeva il finanziamento. \ Gran parte dei fondi assegnati è stata spesa per lavori improduttivi; e la Legge Speciale, che doveva essere strumento di una politica propulsiva, integratore delle provvidenze della Cassa per il Mezzogiorno e delle leggi sulla industrializzazione, è ·venuta completamente meno agli scopi per i quali era stata concepita. La stessa sorte è toccata agli altri fondi assegnati a Napoli in questi anni. Diversi sono stati i canali attraverso i quali il denaro è affiuito alla città, ma uno doveva essere lo strumento tecnicogiuridico coordinatore per regolarne la spesa, secondo norme prestabilite. ' Questo strumento è mancato ed il pubblico denaro è stato spe~o con criteri dettati di volta in volta· dalle contingenze politiche, non sempre rispondenti agli effettivi interessi della città. -- La politica urbanistica di un Comune non è determinata soltanto dalLllO]. ì ' Biblioteca Gino Bianco
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