Nord e Sud - anno V - n. 49 - dicembre 1958

\ polacco; essi hanno le loro chiese e comunità, ~ a leggere i nomi delle locali squadre di calcio non si ha certo l'impressione di essei-e in Germania. Oltre ai Polacchi (che erano però di cittadinanza tedesca) anche gruppi non molto rilevanti di Slovacchi si trasferirono, con le famiglie e con i preti, nel distretto della Ruhr; ma la maggioranza rimase sempre composta da lavoratori agricoli e piccoli artigiani delle circostanti campagne della Vestfalia. I lavoratori stranieri nelle miniere tedesche sono oggi una trascurabile minoranza : secondo una rilevazione della CECA (7), .alla fine del 1955 nelle miniere della Ruhr erano impiegati 5.080 stranieri, di cui 911 olandesi, 503 polacchi, 359 italiani, e 2.996 di varie nazionalità, principalmente profughi d'oltre cortina. Il mercato della manodopera tedesca, attualmente assai ridotto per il pieno impiego' conseguito grazie alla forte ripresa economica, si è basato per le nuove leve sull'afflusso di profughi dalla Germania Orientale. Tuttavia, oggi questo afflusso, anche se costante (per una cifra di circa 20.000 arrivi al mese), è insufficiente ai bisogni dell'economia tedesca e non soddisfa in particolare quelli delle industrie estrattive, desiderose di crearsi una base di lavoratori stabili e fedeli, radicati al lavoro e al pozzo, e magari capaci di trasmettere questa fedeltà ai loro figli. Si è percio deciso da più parti di ritentare la prova dell'ingaggio di manodopera straniera. L'esperienza della Comunità Europea del Carbone e Acciaio, gli incoraggiamenti del Ministro ~rhardt all'ingaggio di lavoratori italiani, l'assenza di altre forme di manodopera (l'Olanda, che registra an-ch'essa un certo incremento demografico, è in regime di pieno - impiego e ingaggia essa stessa minatori italiani; esperimenti con lavo- . ratori spagnoli e greci non sembrano esser mai andati oltre occasion~li ingaggi individuali), hanno convinto le imprese estrattive tedesche ad interessarsi per la manodopera italiana. Il numero di minatori italiani, che nel 1955 era di 359, giunse nel 1957 a 900, e 11el 1958 a 2.50(\ che r:appre~ senta già una leggera flessione dovuta alla crisi, di fronte a punte più alte a inizio d'anno. Se le cifre non sono certo notevoli, e irrisorie di fronte al totale degli occupati nelle miniere, ciò non è dovuto a lentezze nella messa in moto dei meccanismi ufficiali d'ingaggio e distribuzione, (7) CECA: « Ostacoli alla mobilità dei minatori e problemi sociali di adatt~- mento », s. d. (1956), pp. 90-91. [101] Bibroteca Gino Bianco

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