Nord e Sud - anno V - n. 48 - novembre 1958

ben difficilmente potrà tornare a prodursi nelle stesse proporzioni. La legislazione dei paesi di immigrazione (e soprattutto del maggiore fra essi, gli Stati Uniti d'America), il sempre crescente costo dell'occupazione delle forze di lavoro nell'economia moderna, nonchè altri minori, ma non certo trascurabili .fattori operano già da tempo nel senso di una riduzione delle migrazioni intercontinentali a movimenti strettamente controllati nella loro consistenza quantitativa e nella loro composizione qualitativa. D'altra parte, la politica di sviluppo di un'area depressa come il Mezzogiorno d'Italia non potrà, ancora per lungo tempo, non guardare all'emigrazione come ad elemento essenziale di ogni azione meridionalistica. La pressione demografica, che permane pesante nella maggior parte del Mezzogiorno, è destinata, infatti, ad operare sempre negativamente fino a che un ridimensionamento generale della struttura economico-produttiva del Sud non avrà dato luogo a nuove e più auspicabili condizioni ambientali. La più recente emigrazi~ne meridionale ha però già assunto caratteri e tendenze diversi da quelli del passato. Nei primi anni del secolo per il meridionale che decideva di emigrare i paesi transoceanici rappresentavano una meta quasi ob·bligata. Ciò accadeva, invero, in parte, per ehè La non ancora perfetta fusione fra le varie parti del Paese, pur di recente unificatosi, rendeva in certo senso la Calabria più vicina a New York o a Buenos Aires che a Milano (1 6 ). Una conseguenza tipica ed importante di questo fatto fu anche la scarsa rilevanza conservata a lungo dall'emigrazione meridionale con destinazione europea, contrariamente a quanto accadeva nel Settentrione: ancora una volta la scarsezza di relazioni fra il Nord e ili Sud del Paese imponeva le sue leggi e, privo idel naturale tramite settentrionale, il Meridione restava isolato anche dal Continente. Ma tutto ciò è una parte soltanto della verità. A dirottare oltreoceano la parte di gran lunga maggiore dell'emigrazione meridionale operò, infatti, innanzitutto e soprattutto, la potenzialità demografica, allora ancora intatta, dello stesso Settentrione italiano. Negli anni della grande rivoluzione industriale nel nostro Paese (1896-1913)le campagne settentrionali furono incontestabiìmente il grande vivaio dal quale uscirono le nuove maestranze e il nuovo proletariato italiano. ( 16 ) Cfr. F. CoMPAGNA, La città settentrionale e la campagna ·meridionale, in Nord e Sud, n. 30 (maggio 1957), p. 7 segg. [86] Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==