Nord e Sud - anno V - n. 48 - novembre 1958

(anche qui sulla popolazione residente) un coefficente di 946,5 nel 1936 e di 956,9 nel 1951 (10 ). Le mo1difìcazioni della composizione della popolazione per età e per sesso si fanno sentire in una società solo a grandi scadenze. A variazioni più rapide può soggiacere invece la distribuzione della popolazione per grandi settori professionali (11 ). Da questo punto di vista la popolazione attiva del Meridione costituiva nel 1871 il 73,7% della popolazione in età da 10 anni e più. In seguito questa percentuale si elevava ancora al 76,9% nel 1881, per decrescere poi più o meno rapidamente fino al 51,6% del 1936. Nello stesso periodo la popolazione attiva decresceva nel complesso del Paese, ma in misura notevolmente minore, passando dal 72,2%- sempre sul1lapopolazione in età di 10 anni e più - del 1871 al 54,3% del 1936; e nelle sole regioni centro-settentrionali la variazione andava dal 74,6% del 1871 al 57% del 1936. ' La diversa utilizzazione del potenzial1eumano nei tempi più recenti, se è in parte Iégata al fatto che il quoziente di mascolinità è stato sempre nel Meridione inferiore alla media italiana, manifesta anche, però, un obiettivo peggioramento del grado dell'occupazione nelle regioni meridionali, ,oltre che costituire, naturalmente, un notevole fattore di abbassamento del reddito individuale. Dove, tuttavia, la situazione meridionale . si è andata ancor più aggravando è stato nella ripartizione della popolazione attiva nei grandi settori professionali. Qui il primo aspetto caratteristico è costituito dalla percentuale di popolazione attiva dedita alile attività primarie: agricoltura, caccia e pesca; la quale era nel Meridione del 5S,82% nel 1871 e del 58,96% nel 1936. La media italiana scendeva, contemporaneamente, dal 57,90% al 48,43%. Ciò ( 10 ) Ibidem, p. 23. ( 11 ) I dati relativi alla distribuzione professionale della popolaz.ione risentono più gravemente di altri, per il periodo più antico, l'incertezza :delle statistiche su cui sono fondati. Nel complesso, però, essi appaiono rispecchiare in maniera verisimile l'andamento del fenomeno e rivelano anche un'organica connessione con i dati del periodo posteriore, assai più attendibili. Anche qui ci siamo attenuti alle elaborazioni offerte nel più volte citato volume della Svimez. Cfr. tuttavia sulla questione dell'attendibilità e dell'uso in sede storica dei dati statistici relativi al più antico periodo post-unitario R. RoMEo, Problemi: dello sviluppo capitalistico in Italia dal 1861 al 1887, in Nord e Sud, n. 44 (luglio 1958), p. 21, n. 25. f78] Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==