Nord e Sud - anno V - n. 48 - novembre 1958

davvero contano, della crisi della cultura italiana marxista p. es., delle e!esie di questa cultura. Non è una scoperta che l'improvviso rifugio negli studi u,mbratili cela sove~te la debolezza di una posizione politica e morale. Non crediamo quindi che Alicata, Trombadori, Salinari e i giovinetti che sostituiscono Onofri, Giolitti e Sapegno, facciano questo nuovo tentativo editoriale allo scopo di migliorarsi e migliorare il Partito a cui appartengono e cosi finalmente attuare quel processo di rinnovamento che da tempo vanno promettendo. Anche se, pure stavolta, non mancano le promesse di buone intenzioni: il nuovo « Contemporaneo » si apre, infatti, con la solita professione di fiducia nella cultura e con un gran citare il Gramsci, sotto il cui segno - già lo dicemmo su questa rivista commentando il Convegno di studi gramsciani - dovrebbe realizzarsi una cultura marxista meno dogmatica e più aderente alle condizioni ed alle tradizioni del nostro paese. Ma tra le altre citazioni gramsciane, una « Il Contemporaneo » ne pubblica che è significativa del vecchio stato d'animo intollerante e settario del comunismo nei momenti di crisi: quella in cui il Gramsci afferma che il destino delle ghiande è quasi sempre quello di ingrassare i porci e non di svilupparsi in quercie, graziosamente scelta dall'Alicata per definire gli intellettuali laici e per ammonirli a non farsi troppe illusioni sulle loro possibilità di sviluppo autonomo: le ghiande, nel 99 per cento dei casi, sembra ammiccare lo spiritoso deputato calabrese, hanno il destino segnato. Pure significativa di ormai cronici abiti mentali, di « miti » culturali fondati sul dogma è la conclusione di un confuso articolo del Salinari dedicato alla cultura cattolica, in cui si afferma che non esiste altra prospettiva culturale all'infuori di quella socialista, poiché questa è saldamente collegata con « le forze reali che portano in seno la prospettiva della rivoluzione moderna e che prima o poi, quella prospettiva trasformeranno in realtà ». È una frase vecchia, che ascoltiamo sempre più stancamente, annoiandoci di ripetere ogni volta che il pretes~ legame con le forze reali della rivoluzione moderna non dà, per sua intima e sacra natura, all'intellettuale la facoltà di scrivere libri seri o saggi intelligenti. I frusti miti marxisti del legame organico con le masse sono, dunque, quanto di meglio sa darci, nei suoi conati di rinnovamento, il nuovo «Contemporaneo». Qualche volta, inoltre, questi miti hanno un suono falso ed equivoco che riflette persino l'eco di culture e mentalità che dovrebbero essere agli antipodi delle idee dei seguaci di Gramsci : come nell'articolo che l'Ali cata dedica, dopo le elezioni del 25 · Maggio, alle mosche cocchiere, ossia agli intellettuali laici, colpevoli, ai suoi occhi, di continuare a battersi ostinatamente da soli contro il clericalismo e, con pari vigore, contro il comunismo .. Servendosi di citazioni tratte dalle cc Memorie » di Garibaldi (nobile ed animoso libro, ma non certo sommo per giudizi storici), l'Alicata definisce questi intellettuali: cc dottori assuefatti [45] Biblioteca Gino Bi'anco

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