Nord e Sud - anno V - n. 48 - novembre 1958

quasi mai all'abuso perpetrato, ed insistano, invece, spesso, nell'assurda tesi della necessità di convogliare tutta la merce, senza esclusione alcuna, verso i mercati gen·erali? Che i Comuni si irrigidiscano nella difesa del sistema è atteggiamento già di per sé scarsamente giustificabile, considerato il preminente interesse degli amministrati; ina la stampa avrebbe il compito di illuminare il pubblico su di una situazione che andrebbe modificata d'urgenza, anch-e se fosse del tutto legale, e che quindi richiede immediati provvedimenti per sradicare un regim-e di pieno arbitrio, come l'attuale. Non è da escludere, però, che i formidabili interessi che gravitano sui magazzini generali costituiscano una sorta di gruppo di pressione per orientare in un determinato senso persone e amb1enti politici, nonché i relativi ~ortavoce. Si è già detto che il mercato generale dovrebbe essere il punto d'incontro fra produttori ed addetti alla distribuzione per la formazione d·el prezzo all'incrocio della domanda con l'offerta. In caso di stagione particolarmente felice, con abbondanza di merce difficilmente esitabile alle quotazioni correnti, si dovrebbe quindi verificare una certa tendenza al ribasso che invoglierebbe ·gli acquirenti, .ristabilendo l'equilibrio. Se invece avversità atmosferiche, oppure una improvvisa maggior richiesta, determinassero una certa tensione, i prezzi dovrebbero salire, con beneficio diretto ed immediato per l'agricoltore. Ma nulla di tutto questo avviene nei mercati generali, ov·e agiscono soltanto alcuni commissionari, i quali, ben sapen-do che agricoltori e grossisti non possono assolutamente esitare la merce altrove, regolano in sostanza il flusso delle merci secondo un tornaconto di stretta marca oligopolistica, imponendo artificiosamente un prezzo al ribasso, rifiutando a volte I intere partite, oppure tenendole in mora finché non siano ridotte le pretese. Secondo il Tempo di Roma del 20 luglio 1958, ogni giorno, con quest'o sistema, vanno perduti 50 mila chilogrammi di frutta ai mercati generali. Un altro esempio piuttosto evidente di distorsione viene citato dalla Stampa del 21 agosto 1958: crollo dei prezzi di peperoni sul mercato produttivo di Carmagnola, con partite offerte inutilmente a 5-7 lire il chilo e riportate invendute in fattoria per destinarle alla alimentazione del bestiame, mentre nei negozi di Torino la medesima merce viene esposta a 60-80 lire il chilo. Il citato giornale conclude con la seguente appropriata considerazione << quando c'è abbondanza di merce e gli agricoltori sono costretti a svender.e, i consumatori non traggono alcun vantaggio dal crollo dei prezzi alla produzion·e »• _Si è già detto che l'atteggiamento dei Comuni, oltre che dannoso su ambo i versanti del produttore e del consumatore, è anche pienamente illegale; si chiariranno ora alcuni aspetti della legislazione vigente che favoriscono il perdurare dell'equivoco. Il R.D. 15 ottobre 1925 n. 2578 stabilisce che i Comuni possono assumere [33] Biblioteca Gino Bianco

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